Il cappio della siccità continua a stringere la penisola iberica: mentre il Portogallo si è trovato a dovere richiedere aiuti alla comunità europea per salvare il settore agricolo, strozzato dalla grave crisi idrica, nella vicina Spagna l’emergenza riguarda in particolare modo i territori più meridionali dove, secondo i più recenti rapporti, per circa nove milioni di persone l’acqua è già razionata. Nella Catalogna e in Andalusia, stando a quanto riportato dal quotidiano nazionale El Pais, si contano almeno seicento comuni attualmente sottoposti a un razionamento dell’acqua nelle prime ore della giornata a causa, come accennato in apertura, del lungo periodo di siccità.
Spagna e siccità: razionamenti dell’acqua per 600 comuni
D’altronde è bene notare che, a onore del vero, sono mesi che la Spagna è alle prese con le conseguenze e i rigori della siccità: i nostri lettori più attenti si ricorderanno di come, all’inizio dell’anno, migliaia di agricoltori presero a invadere le strade dalla capitale spagnola per protestare contro l’idea ventilata dal governo di limitare l’acqua destinata all’irrigazione. Il piano, naturalmente, venne creato con l’intenzione di tamponare i danni causati da un periodo (già allora) eccezionalmente lungo e siccitoso.
Spagna e Portogallo non sono gli unici Paesi mediterranei a essere stati colpiti dalla crisi idrica, naturalmente: non dimentichiamoci che la stessa Italia, prima delle (disastrose, che d’altronde sperare che un alluvione o dei temporali possano cancellare la siccità è peccare d’ingenuità) piogge tardo primaverili, usciva da un anno straordinariamente avaro di precipitazioni che aveva portato, tra le altre cose, a ingenti tagli produttivi.
Ma torniamo a noi – nella provincia di Malaga, nella piena Spagna meridionale, diversi comuni sono costretti a tenere i rubinetti chiusi (letteralmente) dalla mezzanotte fino alle sette del mattino, in modo che i serbatoi comunali possano riempirsi a modo. I sindaci locali, un po’ come gli agricoltori menzionati qualche riga fa, non l’hanno presa troppo bene: trovarsi a dovere fare i conti con razionamenti dell’acqua e temperature proibitive durante una delle stagioni più calde (e scusate il gioco di parole) per il turismo immaginiamo sia tutt’altro che piacevole.
La lettura della comunità scientifica imputa la crisi in questione alle conseguenze dei cambiamenti climatici, particolarmente severe per quanto concerne le regioni meridionali, dove di fatto si sta avviando una evidente alterazione del biosistema locale. Dati alla mano, si stima che da oggi fino al 2050 fino a 27 milioni di cittadini spagnoli saranno chiamati a fare i conti con la penuria d’acqua.