Quarantamila ulivi distrutti dalle fiamme – fiamme che, secondo quanto dichiarato dal ministro libanese dell’Agricoltura, sarebbero state causate dai bombardamenti di Israele nelle propaggini meridionali del Paese. Siamo in Libano, a una manciata di chilometri da quello che potremmo definire come uno dei nodi più complessi e roventi della storia recente: stando a quanto riportato da Reuters, il Sud del Paese brucia da quando Hezbollah, gruppo sciita libanese sostenuto dall’Iran, e Israele hanno avviato uno scontro a fuoco contestualmente al conflitto israeliano con Hamas.
La furia dei bombardamenti avrebbe così innescato numerosi incendi che, tra le altre cose, avrebbero distrutto circa quarantamila ulivi e fatto terra bruciata di centinaia di chilometri quadrati di terreno, infliggendo così un duro colpo a un importante tassello dell’economia agricola locale.
La distruzione degli ulivi in Libano e le accuse a Israele
Come accennato in apertura di articolo le parole dei ministro libanese dell’Agricoltura, Abbas Hajj Hassan, non lasciano ombra di dubbio. “Quarantamila alberi significano quarantamila storie differenti” ha dichiarato ai microfoni di Reuters. “Le persone sono spiritualmente legate agli ulivi. I nostri antenati li hanno piantati e oggi li stiamo perdendo”. L’accusa, come anticipato, è stata mossa nei confronti di Israele, che avrebbe appiccato gli incendi utilizzando dei proiettili contenenti fosforo bianco al fine di distruggere le aree boschive che i combattenti di Hezbollah – che, è bene notarlo al fine di chiarire il contesto, si è schierato a sostegno di Hamas – potrebbero usare come copertura.
I dati lasciati trapelare dalle autorità libanesi mostrano che durante i combattimenti sono stati registrati circa 130 incendi, in 60 villaggi e dintorni. “Queste olive non sono state ancora raccolte, il che significa che abbiamo perso gli alberi e la stagione”, ha continuato il ministro dell’Agricoltura.
Un colpo che affossa un’economia – quella del Libano, per l’appunto – già notoriamente in difficoltà: Mohammad el Husseini, del sindacato degli agricoltori del Libano meridionale, ha affermato che il governo libanese non sarà in grado di risarcire gli agricoltori per le perdite; mentre Hajj Hassan ha già richiesto assistenza all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) per aiutare gli agricoltori colpiti e per esaminare il terreno al fine di determinare l’entità del danno subito.
Israele, dal canto suo, nega ogni accusa e sostiene che le munizioni impiegate negli scontri non contengono fosforo bianco. “I proiettili contenenti fosforo bianco non sono destinati o utilizzati per appiccare il fuoco” ha commentato un portavoce dell’esercito “qualsiasi affermazione che questi proiettili siano usati per quella causa è infondata”.