In Francia il Dry January sta diventando una questione di Stato

Un gruppo di accademici ha accusato il governo francese di non stare fornendo il dovuto supporto al Dry January.

In Francia il Dry January sta diventando una questione di Stato

Al di là delle Alpi il vino è una cosa seria. Talmente seria che quella che era nata come innocua – e fondamentalmente salutare, è bene sottolinearlo – tendenza per inaugurare l’anno nuovo è finita fin sulla scrivania del presidente Emmanuel Macron. Ci stiamo naturalmente riferendo al cosiddetto Dry January, o se preferiamo il “gennaio senza alcol”: un mese di astinenza dal consumo di acolici.

La pietra dello scandalo, se così vogliamo definirla, è una lettera inviata da un gruppo di accademici specializzati nelle dipendenze indirizzata al ministero della Sanità. Il contenuto è caustico al punto giusto: la massima autorità sanitaria francese non fa abbastanza “per sensibilizzare la popolazione sui rischi legati all’alcool”, tanto da non avere nemmeno promosso il Défi de janvier (la sfida di gennaio, o il Dry January per l’appunto). È il caos.

Gennaio “a secco”: il dibattito francese

vino

Per inciso, gli accademici in questione non hanno necessariamente torto. Il consumo di alcol, vino naturalmente incluso, fa male. Una verità fastidiosa per molti che diventa insopportabilmente pruriginosa in quei contesti, o in quei Paesi, dove il vino è avvolto da quell’aura di romanticismo e cultura che lo rende qualcosa in più che una semplice bevanda.

Tutte le inesattezze del servizio di Report sul vino (a detta di un vero esperto) Tutte le inesattezze del servizio di Report sul vino (a detta di un vero esperto)

A onore del vero è tuttavia bene notare che, stando a quanto riportato dai colleghi di Open, il 60% della popolazione francese sarebbe di fatto a favore di un mese di astinenza dagli alcolici. A tentennare, mostrando una lampante riluttanza a sostenere il Dry January, è soprattutto il governo.

Da una parte l’appello – legittimo, lo ripetiamo – degli accademici, e dall’altra le autorità governative indecise e le lobby del settore, convenientemente poggiate sulla stampella della tradizione e della cultura, che impugnano la tesi secondo la quale i francesi bevono già con moderazione. In altre parole, un’iniziativa del calibro del Dry January va bene per quelle popolazioni che non sanno distinguere la differenza tra uso e abuso. Vi ricorda qualcosa?

Un fuoco incrociato in cui naturalmente è rimasto invischiato anche il numero uno francese Emmanuel Macron, noto e fiero sostenitore dell’industria vinicola francese e già nell’occhio della critica pubblica appena una manciata di mesi fa per essersi scolato una birra in diciassette secondi netti. Mica male, tra parentesi.

Il dibattito imperversa, insomma, con la comunità scientifica che punta il dito contro la mancanza di supporto pubblico al Dry January da parte delle autorità e queste ultime che cautamente tengono la testa sotto terra. Siamo sorpresi, più di tutto, che il tutto non sia ancora stato importato (o meglio strumentalizzato) anche da questa parte delle Alpi: non vi mancano scenate come Alessandra Mussolini che si attacca a una bottiglia di vino in difesa dello Stivale?