In Francia è già iniziato il boicottaggio contro Coca Cola e McDonald’s

È lunga la lista di multinazionali statunitensi nel mirino del boicottaggio d'Oltralpe: i dati della protesta francese.

In Francia è già iniziato il boicottaggio contro Coca Cola e McDonald’s

A ora di protesta, i cugini d’Oltralpe sono sempre i primi al fronte. Il presidente Trump impone i tanto discussi e temuti dazi? La Francia risponde boicottando tutta una serie di aziende – del food e non – a stelle e strisce. Almeno sulla carta. Fra i colossi schivati: Coca-Cola, McDonald’s, Starbucks, e KFC, ma anche i giganti del tech, dei viaggi e dell’abbigliamento come Apple, Microsoft, Airbnb e Nike. Il boicottaggio è reale o è tutto fumo e niente arrosto?

Abbasso le multinazionali americane

McDonald's

Se sul fronte italiano si risponde ai dazi di Trump con bizzarre app anti-dazi e pizze apposite, di là dalle Alpi la reazione è ben diversa. Gli Stati Uniti impongono nuove tasse sul commercio internazionale? E i francesi boicottano le multinazionali americane. Voilà. Secondo un sondaggio apparso negli scorsi giorni sulle prime pagine del giornale Libération, oltre sei francesi su dieci sono in favore di questa lotta pacifica.

La protesta silenziosa tocca le grandi catene del food, come Coca-Cola, McDonald’s e Starbucks, ma anche aziende di altri ambiti, quali Tesla e Microsoft. Ma il boicottaggio è reale o solo dichiarato? Una prima differenza da fare riguarda la demografica di chi aderisce al movimento. Com’è logico, il sondaggio rivela che i principali sostenitori del sabotaggio americano sono gli over 65 e i percettori di stipendi superiori ai 2.400 euro al mese.

Per la torinesissima Lavazza i dazi non sono un problema: “aumenteremo la produzione all’estero” Per la torinesissima Lavazza i dazi non sono un problema: “aumenteremo la produzione all’estero”

Insomma, è più facile protestare con la pancia piena. Il gap generazionale è evidente: Jade, quindicenne francese intervistata mentre si avviava verso un McDonald’s parigino, ha dichiarato: “Capisco perché le persone invitino a evitare i prodotti americani, ma è un’azione che può permettersi chi ha i soldi. Come studenti, non possiamo”.

Senza addentrarci nella discussione sul binomio possibilità economiche-accesso a cibo di qualità, che è un capitolo a parte, è chiaro che la presa di posizione nasce ed è permessa da un mix di consapevolezza, istruzione e mezzi economici. Occorrerebbe poi indagare sui numeri reali: non è detto che chi si proclama favorevole al boicottaggio, poi eviti davvero di acquistare dalle aziende statunitensi. La protesta, comunque, va avanti, spinta anche su social con l’hashtag #BoycottUSA.