Le indagini e le ricerche sono ancora in corso, ma i potenziali scenari futuri che si potrebbero prospettare sono alquanto preoccupanti: nella provincia canadese della Columbia Britannica è stato registrato un caso di infezione umana dell’influenza aviaria, in un teenager che sembra aver contratto la famigerata H5N1. Particolare preoccupazione emerge dalle autorità canadesi, a fronte della scarsa attività di prevenzione dei vicini Stati Uniti.
“I test non sono sufficienti”
Richard Webby, virologo e ricercatore sulle malattie infettive all’ospedale St. Jude ne è convinto: “gli Stati Uniti non stanno facendo sufficienti test o attività di monitoraggio, il che significa che gli scienziati potrebbero essersi persi altri casi di mutazioni come queste. Dobbiamo seguire questi casi con attenzione, qualsiasi segnale che abbiamo di potenziali cambiamenti nei virus ci possono dare un vantaggio”.
Il ragazzo canadese che ha contratto il virus dell’aviaria ha mostrato i primi sintomi il due novembre ed è stato ricoverato l’otto, ed è tuttora in gravi condizioni a causa di serie difficoltà respiratorie che potrebbero rivelarsi fatali. I test effettuati hanno mostrato la capacità di questo variante di poter essere pericoloso per l’uomo, ma per capire come sia avvenuta questa mutazione saranno necessari ulteriori studi. Quello che è certo è che si tratta di un segnale che non può essere ignorato o sottovalutato.
La variante canadese
Questa particolare variante è stata registrata tra gli avicoli della British Columbia e del nord ovest degli Stati Uniti qualche mese, arrivando ad infettare undici lavoratori operativi nei pollai, pur senza la mutazione registrata nel teenager canadese, mostrandosi particolarmente virulento. Resta il mistero su cosa possa aver causato l’infezione nel ragazzo, che non sembra essere stato esposto a pollo o tacchini, il che porta i medici a dedurre che possa essere stato contratto dal contatto con altri animali, ma il caso resta isolato: i test tra gli amici e parenti sono tutti negativi, e l’infezione è stata rilevata attraverso il normale sistema di controlli anti-influenza della Columbia Britannica, che al momento non ha registrato altri casi.