A volte le immagini valgono più di mille parole. È il caso di quelle apparse su La Repubblica giusto ieri, un filmato della durata di un minuto intero sulle note di “Bella” di Jovanotti. Quello che appare come un sogno lucido psichedelico, punteggiato da colori accesi disposti ad Arlecchino è un ristorante albanese di nuovissima apertura. Ma cosa c’è di strano? A guardar bene gli interni propongono lo stesso soggetto a ripetizione: Giorgia Meloni. Benvenuti a Trattoria Meloni, dove la presidente del Consiglio italiana è trattata come una rockstar.
Trattoria Meloni
Dopo Governo Meloni e Tele Meloni, da adesso abbiamo anche Trattoria Meloni. Ci troviamo a Shengjin, la città albanese che insieme a Gjader ospita i due centri per migranti operativi in Protocollo d’Intesa fra Roma e Tirana. A postare orgoglioso le immagini il proprietario e imprenditore Luca Gjergj, vicino (pare) al premier Edi Rama che ha siglato l’accordo con Giorgia Meloni. Il ristorante di pesce è dedicato proprio a lei, “una grande donna che ha consolidato l’amicizia italo-albanese”,
Più che ristorante, siamo di fronte all’installazione artistica, o forse al feticismo. Meloni appare in decine di quadri e icone, ritratta in un caleidoscopio di pose ed espressioni facciali su sfondi colorati al neon. L’autore è Helidon Haliti, artista locale che propone una Meloni pop ritratta à la Marylin di Andy Warhol, in pannelli da due, quattro e sei serie che tappezzano le pareti e attraversano tutta la sala. La “teologia visiva” ne mostra, anzi narra tutta la carriera politica: da presidente di Azione Giovani a leader di Fratelli d’Italia, fino alla guida del Bel Paese. Passando per tutti i momenti più iconici, che Meloni sa benissimo sottolineare con indimenticabili esercizi di palestra facciale.
Un tributo che, fossimo in lei, appare più inquietante che lusinghiero. Meloni da rockstar e figura politica ammirata e stimata appare più un feticcio. Per non parlare del disagio di mangiare tra quattro mura di facce tutte uguali, che sghignazzano e strabuzzano gli occhi, che stringono labbra sfidanti o le aprono in urli di guerra (“Io sono Giorgia!”). Per ora il successo passa dalla visibilità, e Luca Gjergj in questo senso si è superato.
“La donna che ha cambiato la politica”
Però la domanda resta: perché? Va bene essere un fan (diremmo elettore ma non è questo il caso), però qui si rasenta l’ossessione. La risposta, forse, ce l’abbiamo dal video completo dell’inaugurazione, di cui il filmato postato sui social costituisce versione post prodotta. Nella solenne occasione Luca Gjergj definisce Giorgia Meloni “la donna che ha cambiato la politica”, descrivendo la gratitudine per tutto ciò che il presidente del Consiglio italiano ha fatto per l’Albania.
Secondo Gjergj, il ristorante è un tributo ai colori, sapori e all’Era di Swiftiana ispirazione dell’Italia di Giorgia Meloni. Cosa intende dire esattamente non ci è chiaro, visto che il ristorante serve anche sushi e che il tricolore si perde nelle nuance arcobaleno dedicate a Meloni (notoriamente una che, oltre al paradosso simbolico, preferisce l’unica tinta non presente nell’iride colorata).
Un indizio concreto lo troviamo nel discorso di inaugurazione, a cui erano presenti politici e celebrità locali. Riferendosi al ristorante, Gjergj dichiara: “Questo modello di politico molto umano, per quanto piccolo, dovrebbe essere quello a cui ispirarsi per cambiare il 90% dei nostri politici i quali, a essere onesti, sono diventati insopportabili”. Meglio Giorgia insomma, icona pop dei nostri tempi di cui non avevamo ancora afferrato le incommensurabili potenzialità artistiche (e mangerecce).