Illy come Lavazza: il caffè italiano aggira i dazi di Trump facendogli un favore

Il settore del caffè si muove compatto verso l'idea di una produzione USA, facilitando il lavoro al presidente Trump.

Illy come Lavazza: il caffè italiano aggira i dazi di Trump facendogli un favore

Trump fa un altro passo avanti nella scacchiera su cui ha iniziato a muoversi con l’annuncio dei dazi per l’Unione Europea (in ottima compagnia con Canada, Cina e altri Paesi), ormai in vigore dalla scorsa settimana. Se l’obiettivo del presidente era (anche) incrementare la manifattura su suolo statunitense – come da lui stesso dichiarato –, le aziende italiane gli facilitano il lavoro, annunciando l’intenzione di spostare la produzione destinata agli USA sul territorio a stelle e strisce. E il settore del caffè è in prima linea.

Il caffè italiano vuole fare le valigie

Illy

Insieme a Lavazza, decisa ad accelerare il processo che la porterebbe a produrre il 100% dei suoi prodotti destinati al mercato USA proprio sul suolo americano, anche Illy si unisce al coro. “Speriamo non sia necessario, ma siamo col fiato sospeso. I dazi sul caffè non sarebbero di facile gestione”, dichiarava Cristina Scocchia, AD di Illycaffè, quando le nuove tasse erano ancora una minaccia e non una tangibile realtà.

La soluzione per l’azienda triestina è sulla stessa lunghezza d’onda della competitor torinese: trasferire la produzione negli States per aggirare i dazi – e dare a Trump ciò che desidera. Certo, un giochino del genere non è proprio una cosa da niente, e richiederebbe tempo e investimenti, oltre che valutazioni strettamente legate al mercato del lavoro.

La tazzina di caffè al bar raggiungerà i 2 euro? L’A.D. di Illy sostiene di sì La tazzina di caffè al bar raggiungerà i 2 euro? L’A.D. di Illy sostiene di sì

“Per realizzare una linea di montaggio occorrono due anni”, spiega la CEO, che aggiunge: “Una reazione vera ai dazi dovrebbe passare per individuare qualche facility già esistente, pronta all’uso”. Quindi il terreno è tracciato e possiamo aspettarci che altre società, in settori diversi, seguano la scia delle due grandi del caffè?

Non necessariamente. Una simile manovra avrebbe conseguenze non da poco. Come la stessa Scocchia sottolinea: “Gli Stati Uniti sono un Paese con bassa disoccupazione e alta occupazione – ha osservato Scocchia – e le recenti politiche migratorie di Trump sono restrittive. Sembra quindi difficile che molte aziende europee possano trasferirsi senza creare dinamiche inflattive sui salari sul posto”.