All’inizio il “no” del ministro Lollobrigida nei confronti dei vini dealcolati sembrava categorico, caricato di quell’ostinazione che può derivare solo da una battaglia ideologica, più che da un’analisi lucida dei fatti. Poi le pressioni di un comparto si vedeva negare un’opportunità di business hanno ammorbidito le posizioni del Ministro, che si diceva possibilista purché non lo si chiamasse vino; poi la concessione al buon lavoro dei nostri imprenditori del settore vinicolo, per quanto continuasse a considerare il vino dealcolato “un rischio”, vai a capire il perché. Alla fine, ha ceduto su tutto: è di queste ora la firma di Francesco Lollobrigida sul decreto che mette finalmente l’italia in pari col resto d’Europa, dove la produzione di questi vini è già regolamentata da un paio d’anni, e avvia la rincorsa con paesi con la Francia, primo produttore in valore.
Il via libera
È quindi ufficiale, ormai. Anche in Italia “è possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini”, così riporta l’articolo 1 del decreto, e lo si potrà chiamare anche vino, con buona pace del nostro Ministro dell’Agricoltura. Si potranno quindi definire in etichetta come “dealcolati” i prodotti il cui titolo alcolometrico non sia superiore allo 0,5% e “parzialmente dealcolati” quelli compresi tra lo 0,5% e inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione.
Rispetto alla prima bozza vista a novembre, c’è una differenza linguistica: addio al cacofonico “dealcolizzato”, infelice traduzione letterale di “dealcoholized” in favore quindi di “dealcolato”, e la dicitura “alcohol-free” non sarà permessa; oltre a questo una grossa differenza in termini di produzione, ossia la possibilità di poter produrre e dealcolare i vini nello stesso stabilimento, pur se in ambienti separati. Restano ovviamente esclusi dalla possibilità di essere sottoposti a processo di dealcolizzazione i vini Dop e Igp, almeno per ora.
Le prime reazioni
La Presidente di Federvini Micaela Pallini accoglie positivamente la novità: “La firma del decreto, giunta entro l’anno come promesso dal Ministro Lollobrigida, è un risultato significativo per il comparto vitivinicolo italiano, in una cornice normativa che non lasciava molti margini di manovra. Continueremo a lavorare per valorizzare la tradizione e il patrimonio enologico italiano anche attraverso l’introduzione di nuovi prodotti capaci di rispondere alle esigenze di un pubblico, soprattutto internazionale, sempre più attento e diversificato”.
Il 2025 vedrà l’inizio dei lavori sui decreti attuativi, e vedremo quale sarà l’appeal del dealcolato Made in Italy in un mercato in forte espansione, con un giro d’affari di cui si prevede una crescita di più di otto miliardi di dollari entro il 2028, e sembra essere una delle chiavi di lettura utili per riavvicinare al mondo del vino il segmento dei giovani, apparentemente sempre meno interessati alla cultura enologica.