L’alcol provoca il cancro, dice l’Unione Europea, ma i produttori di vino non ci stanno. E protestano contro una politica comunitaria che potrebbe ostacolare il consumo anche moderato di vino, e in particolare contro la parificazione di tutti gli alcolici. In questi giorni il Parlamento Europeo vota il Beating Cancer Plan, abbreviato in BECA, un piano a lunga gittata che comprende prevenzione e cura, misure riguardanti il tabacco e l’alimentazione, così come gli altri comportamenti che incidono sulla salute, con l’obiettivo di combattere il male del secolo attraverso un investimento totale di 4 miliardi di euro.
Dando per scontato che si tratti di un obiettivo sacrosanto, l’Unione Italiana Vini avanza dubbi sul metodo, che potrebbe includere misure come l’obbligo di indicare il rischio in etichetta, il divieto di pubblicità, il divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi, l’aumento della tassazione e dei dazi, la revisione della politica di promozione. Mettendo a rischio il futuro di una componente fondamentale della dieta mediterranea come il vino, che solo in Italia fornisce occupazione a 1,3 milioni di persone. E basandosi su affermazioni dogmatiche come “non esiste un livello sicuro di consumo di alcol quando si parla di prevenzione del cancro”.
Il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti sottolinea: “Occorre tenere conto delle specificità del vino, che in Italia – e non solo – è sinonimo di moderazione: siamo, secondo Eurostat, tra i principali consumatori del continente e allo stesso tempo ultimi in Europa, dopo Cipro, per episodi di consumo ‘pesanti’ di alcol. Non possiamo perciò accettare che nel report non vi sia il minimo cenno alla parola vino e a una cultura di un consumo responsabile che è l’antitesi del binge-drinking”.
Analoghe considerazioni fanno i produttori di vino in Grecia, e associazioni internazionali come la CEEV, Comité Européen des Entreprises Vins, che scrive sul suo sito: “Il cancro è una malattia multifattoriale e i fattori di rischio del cancro devono essere valutati nel contesto dei modelli culturali, del bere, dell’alimentazione e dello stile di vita. Evidenze scientifiche indicano che bere vino con moderazione, a pasto, come parte di una dieta in stile mediterraneo, può contribuire a una maggiore aspettativa di vita e a una minore incidenza di malattie importanti come malattie cardiovascolari, diabete e cancro.
L’ipotesi “nessun livello sicuro” si basa su un unico studio – Global Burden of Diseases (GBD) pubblicato da The Lancet nel 2018 – che è stato duramente criticato dalla comunità scientifica a causa dei suoi difetti analitici. Si tratta di uno studio che non prende in considerazione lo stile di vita, non presenta tutte le evidenze scientifiche esistenti e, di conseguenza, non può essere l’unica base per trarre conclusioni sul consumo di alcol e sul rischio di cancro.
Il CEEV sostiene il piano dell’UE per combattere il cancro e il suo obiettivo generale di ridurre il consumo dannoso di alcol. Ma l’accento deve essere posto direttamente sul consumo dannoso. Infine, chiediamo al Parlamento europeo di riconoscere che più tasse, restrizioni di marketing e avvertenze sanitarie sono scarsi sostituti delle politiche che affrontano le cause profonde del consumo dannoso“.