Un piccolo salto nella nostra macchina del tempo, per tirare su un po’ di contesto: siamo nel 2012 e Adrian Bayford, fino ad allora un perfetto signor nessuno, vince il jackpot di 148 milioni di sterline dell’EuroMillions, una lotteria pan-europea che potremmo un po’ considerare come la versione continentale del Superenalotto. Adrian ha passato l’ultimo decennio a godersi la vincita fino allo scorso aprile, quando decise di cominciare a produrre vino nel Regno Unito. Che dire: immaginiamo ci siano modi peggiori per spendere il proprio denaro.
Si scherza, beninteso. Che poi parliamoci chiaro, ormai è da tempo che, con la complicità del cambiamento climatico in atto, le terre d’Albione strizzano l’occhio alla viticoltura; ma è comunque corretto sottolineare come la produzione di vino sia un mondo carico di imprevisti, di decisioni i cui frutti (in tutti i sensi) vengono a palesarsi solo dopo anni di attesa, di potenziali e costosi buchi nell’acqua. Non che il nostro protagonista abbia problemi di liquidità, beninteso. Anzi, a proposito: quanto vino andrebbe a produrre?
Numeri e progetti della cantina della lotteria
Il primo raccolto di Château Bayford (ndr: non è questo il nome ufficiale dell’azienda) dovrebbe arrivare tra un paio di anni almeno, ma le prime immagini aeree della sua tenuta, riprese dai colleghi del magazine specializzato the drinks business, indicano che i suoi vigneti si estendono su di circa quattro ettari, quasi esclusivamente vinificati a Pinot Meunier. Ma in termini di bottiglie?
Le stime indicano una produzione complessiva di circa 25 mila bottiglie l’anno, anche se naturalmente si tratta di un numero che, per volatilità della variabile climatica e per le pratiche di lavorazione degli stessi vigneti che verranno eventualmente adottate (o scartate), è soggetto a forti cambiamenti.
Toccherà portare un poco di pazienza, in altre parole. Dall’altra parte della Manica, nel frattempo, soffia un cauto ottimismo: Nicola Bates, presidente di WineGB, è dell’idea che il 2024 si rivelerà definitivamente come “l’anno di crescita” per il vino inglese, superando persino l’aumento a doppia cifra (+10%) messo a segno lo scorso anno.