C’è chi, senza nemmeno peccare troppo di cinismo, potrebbe definire gli allevamenti come un esercizio collettivo di “girarsi dall’altra parte”; un chiudere un occhio – ma magari anche due – pur di mantenere florida e a prezzo tutto sommato accessibile l’offerta di carne e pesce sugli scaffali. Enorme neo che, negli ultimi anni in particolare, si è cercato di censurare ricorrendo all’autorità del termine “sostenibilità”, bella parola piena di vento, il tema degli allevamenti è di recente tornato alla ribalta in quel d’Oltremanica grazie a una serie di immagini registrate presso un impianto ittico della Bakkafrost a Portree, Scozia, che mostrano quelli che, senza esagerare con la fantasia, potremmo definire “salmoni zombie”.
“Salmone zombie” negli allevamenti ittici: la risposta del governo
Il filmato in questione è stato registrato da Don Staniford, attivista di lunga data, durante una missione sotto copertura dalla durata di 48 ore presso il sopracitato allevamento ittico; e come accennato mostra salmoni mancanti di interi brandelli di carne nuotare nelle acque dell’impianto. Le immagini non sono passate inosservate: i funzionari dell’Highland Council e del governo scozzese hanno di fatto già avviato un’inchiesta su quanto emerso, mentre lo stesso Staniford ha chiesto che la Bakkafrost si attivi per prendere “azioni immediate”.
“Le orribili ferite registrate presso l‘allevamento di salmoni della Bakkafrost a Portree sono le peggiori che abbia mai visto” ha commentato l’attivista. “L’azienda non deve avere installato un’adeguata rete anti-predatore o non ha mantenuto in regola l’attrezzatura dell’impianto: in ogni caso, si tratta di un chiaro caso di abuso del benessere animale. Se gli allevamenti di salmoni non possono operare in sicurezza senza violare la legislazione sul benessere, dovrebbero essere chiusi immediatamente”.
Le immagini dei “salmoni zombie”, registrate grazie a una videocamera impermeabile GoPro montata su di un palo telescopico, sono francamente inquietanti: diversi esemplari mostrano ferite profonde, con la carne rosea esposta. La lettura di Stanford è che i pesci siano stati attaccati da alcuni predatori: “Non riuscendo a tenere lontane le specie predanti, Bakkafrost ha fallito nel proteggere la salute e il benessere delle centinaia di migliaia di salmoni rinchiusi nelle gabbie” ha spiegato.
“Se gli allevatori di polli permettessero alle volpi di entrare liberamente nei pollai per macellare il loro bestiame, il pubblico sarebbe indignato” ha proseguito l’attivista. “Ora che l’uccisione delle foche è vietata, gli allevatori di salmoni hanno il dovere di installare reti antipredatori”.
Naturalmente la vicenda è giunta all’attenzione dell’azienda incriminata. Il ramo scozzese della Bakkafrost ha rilasciato un comunicato stampa in cui, fondamentalmente, si smarca di ogni responsabilità: ““Bakkafrost Scotland si impegna per il benessere e la salute dei nostri pesci e dell’ambiente naturale”, si legge. “Siamo appena venuti a conoscenza di un filmato che mostra alcuni pesci con ferite che potrebbero essere state causate da delle foche. Come per tutti gli allevatori, la salute e il benessere del nostro stock sono di fondamentale importanza, e una recente ispezione RSPCA presso il sito interessato non ha segnalato alcun problema”.