Il vicesindaco di Tolosa è diventato il Don Chisciotte del foie gras

Il Comune di Tolosa ci ricorda che siamo ancora ben lontani dal riconoscimento di giuste pratiche nei confronti degli animali.

Il vicesindaco di Tolosa è diventato il Don Chisciotte del foie gras

PETA, l’associazione per il trattamento etico degli animali, sta facendo sempre più pressione sui Comuni francesi perché rinuncino a servire il foie gras nelle occasioni istituzionali. Molte città hanno già risposto positivamente, ma ce n’è una nel sud del Paese che ce la mette tutta per andare contro a questa richiesta, incoraggiando anzi a continuare la produzione e il consumo di questa pietanza “festiva, tradizionale e gustosa”. Siamo a Tolosa, dove il Comune fa sentire forte e chiara la sua voce sull’argomento.

Evviva l’alimentazione “tradizionale”

Post Facebook di Jean-Jacques Bolzan Post Facebook di Jean-Jacques Bolzan che esalta l’alimentazione carnivora rispetto a quella vegana/vegetariana. Traduzione in fondo all’articolo.

“Non rinunceremo a questa specialità cedendo a considerazioni alla moda e portate avanti da una minoranza”, così evidenzia la sua posizione Jean-Jacques Bolzan, vicesindaco di Tolosa e responsabile dell’ambito alimentazione per la città. Già importanti città come Strasburgo, Lione, Bordeaux, Rennes e Montpellier hanno accolto favorevolmente l’invito dell’associazione animalista PETA a rinunciare al foie gras durante gli eventi istituzionali.

Ma Bolzan e il suo Comune non vogliono sentir ragione e ricorrono alla solita retorica per difendere la loro scelta. Il foie gras è un “elemento cardine del modello agricolo del Sud-Ovest [della Francia] e della nostra gastronomia”, afferma Bolzan, che aggiunge: “il foie gras fa parte dell’identità della nostra regione, permette a numerosi imprenditori agricoli di vivere e crea posti di lavoro in tutta la filiera“.

Le Olimpiadi sarebbero state meglio senza foie gras? Le Olimpiadi sarebbero state meglio senza foie gras?

Affermazioni simili, d’altronde, potrebbero essere in parte applicate agli allevamenti intensivi e ad altre pratiche a dir poco discutibili del settore agroalimentare. Ma ciò che forse salta ancora di più all’occhio è la condanna, nonostante tutto, delle “cattive pratiche” del settore – evidentemente per Bolzan l’alimentazione forzata degli animali è di per sé una procedura etica.

Il vicesindaco non è nuovo a questo tipo di osservazioni: i suoi profili social pullulano di post in favore di un’alimentazione “tradizionale” contro un’altra, come definirla: etica, giusta, migliore per noi e per gli animali? Vi lasciamo con le parole impresse in un post condiviso dal politico: “Sono più felice davanti a un piatto di rognoni in un’osteria che di fronte a uno di quinoa in un ristorante urbano”. Serve aggiungere altro?