“Mi piacerebbe vivere in una casa nel verde”: così dicevano i vari membri di una famiglia stressati dalla frenesia e dai clacson strombazzanti della metropoli. Desiderio esaudito, papà, mamma, nonno e i due bambini partono alla volta della campagna, verso quello che è diventato il simbolo di tutto ciò che bucolico e genuino, il mitico Mulino Bianco.
Un logo che negli anni ha acquisito tantissimi significati, incluso quello del nucleo familiare, una delle operazioni di marketing più riuscite della gloriosa storia della pubblicità italiana. Certo, il successo non fu certo frutto di un colpo di fortuna: per quella campagna Barilla, che fondò il marchio di prodotti da forno nel 1975, si affidò alla regia di Giuseppe Tornatore, a Ennio Morricone per le musiche e ai creativi della Armando Testa, riunendo un dream team che centrò perfettamente il bersaglio.
Ma nemmeno il più affettuoso ricordo mette i miti al sicuro dalla caduta, e il Mulino Bianco, oggi non così candido come sulle confezioni delle merendine, giace inutilizzato e la proprietà ha deciso di metterlo in vendita.
La struttura
Il mitico mulino, il cui vero nome è “Mulino delle Pile”, con la sua torre duecentesca si trova nel comune di Chiusdino, in provincia di Siena. Fino al 2019 ha ospitato un agriturismo con 25 posti letto e un centinaio di coperti, ma l’attività per Andrea Burchianti, nipote del proprietario della struttura e di professione informatico, era diventata troppo gravosa. Da qui la necessità di vendere, visto anche il disinteresse del comune che non vede in questo mulino del 1200 la possibilità di creare una destinazione turistica.
Nemmeno Barilla in realtà sembra essere molto nostalgica al riguardo, ma Burchianti non se la prende. Intervistato da La Nazione, commenta così: “ho ottimi rapporti con l’azienda, non fosse altro per le conoscenze sviluppate in quel periodo. Negli anni Duemila abbiamo collaborato, ci sono stati anche alcuni concorsi che hanno messo in palio dei soggiorni nel Mulino Bianco. Poi, come è normale, le grandi aziende fanno le proprie scelte. Ma io non ho nulla di cui rammaricarmi nel rapporto con loro”.
La sua speranza è che il luogo possa essere recuperato e valorizzato, e chissà che dopo lo sconto sul prezzo di vendita da due milioni di euro a 1,7 qualcuno non ci faccia un pensierino.