Il Vermouth toscano sfida quello di Torino: 12 aziende creano una “Carta Etica”

Dodici aziende provenienti da cinque diverse province si sono unite mosse dalla volontà di preservare la tradizione del Vermouth toscano: ma di che si tratta?

Il Vermouth toscano sfida quello di Torino: 12 aziende creano una “Carta Etica”

Nell’individuare una capitale del Vermouth, concesso che esista, in molti indicherebbero senza particolari riserve Torino. Vien da sé, dunque, che per il resto d’Italia si parli di pretendenti, o se preferite di sfidanti. Ebbene: la terra dei mille campanili “sfida” l’ossessiva geometria sabauda, e dall’unione di dodici produttori ecco nascere la “Carta Etica” del Vermouth toscano. Ma di che si tratta?

Il progetto nasce dall’idea di Enrico Chioccioli Altadonna (Winestillery), Tommaso Pieri (Duit) e del giornalista Federico Silvio Bellanca, e abbraccia – come accennato – dodici aziende distribuite nel territorio di sei diverse province (Firenze, Prato, Siena, Grosseto, Lucca e Livorno).

L’idea, l’avrete intuito, è quella di raccogliere sotto lo stesso vessillo coloro che condividono la volontà di preservare la tradizione secolare locale della fortificazione del vino, arrivando a autoimporsi ulteriori paletti per definire, nel tempo, un disciplinare di produzione, che sarà a sua volta preludio del riconoscimento di una denominazione e di una struttura di tutela. L’ambizione, insomma, non manca.

I Cinque Valori della “Carta Etica”

Salone del Vermouth

Il traguardo è, dicevamo, è quello di giungere alla definizione in etichetta della dizione “Vermouth Toscano“. La Carta ha preso la forma di una lettera aperta, di un invito, che si declina principalmente in cinque valori condivisi e due regole più severe.

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Queste ultime sono piuttosto semplici da ricordare: la produzione deve necessariamente avvenire all’interno dei confini regionali, e il vino di base del Vermouth sia allo stesso modo prodotto in Toscana. Un primo passo, con l’ambizioso obiettivo di dare corpo a una categoria a parte, magari anche forte della tutela riservata alle produzioni IGT. Ma non divaghiamo: i cinque valori?

La Carta è più che eloquente: “Noi produttori, distillatori, trasformatori, esperti del settore, distributori, consumatori, utilizzatori, intendiamo pensare, progettare, produrre, pretendere, usare un VERMOUTH che sia TOSCANO in quanto:

  1. Realizzato usando interamente vini prodotti nel rispetto della Indicazione Geografica Tipica “Toscano”;
  2. Prodotto ed imbottigliato esclusivamente in Toscana;
  3. Rispettoso delle uve, dei vini e dei metodi tradizionali del luogo di produzione;
  4. Naturale tanto nei metodi produttivi quanto nella scelta delle materie prime;
  5. Fedele alle origini del Vermouth storicamente prodotto in Toscana”.

Per giungere al traguardo dichiarato sarà naturalmente necessario instaurare un confronto con le istituzioni: “Vorremmo lavorare in tal senso” ha spiegato a tal proposito Bellanca “magari riscoprendo le differenze storiche dal Piemonte, come ad esempio l’utilizzo dei vini rossi invece che i bianchi caramellizzati”. Nel futuro più prettamente prossimo, però, il prossimo appuntamento sarà al Salone del Vermouth di Firenze, previsto per sabato 5 ottobre.