Quello del critico gastronomico – un po’ come quello dell’allenatore di calcio, a dire il vero – è un sangue che abbonda nelle vene di tutti gli italiani. Le nostre ricette, la nostra cucina, le nostre eccellenze – e guai a chi le tocca, che la trasformazione repentina e violentissima in massima autorità gastronomica è sempre a fior di pelle.
Una mentalità che ha portato gli abitanti dello Stivale a guardare con diffidenza (nel migliore dei casi) e sdegno (nella maggior parte dei casi) dalle correnti culinarie del resto del globo, anche e soprattutto quando queste (ma come osano?) finiscono per contaminare l’assoluta santità delle ricette italiane. Ecco, è così che il TG1, primo telegiornale d’Italia, ha ritenuto opportuno verificare se la carbonara sia effettivamente sotto assedio.
Ma “sotto assedio” da chi, poi?
Mentre i paladini del gusto caricano i loro fucili con penne al dente (penne rigate, beninteso) è bene notare che non è certo la prima volta che la carbonara subisce la sorte di “agnello sacrificale” all’oltraggio italiano. Ricorderete la notizia di un ristorante di Singapore che ha osato servirla con pollo coltivato, causando un cortocircuito coldirettiano; o ancora la scelta di un ristorante di Lecce di servirla con cubetti di pancetta. Scelta che fu seguita da esecuzione in pubblica piazza.
Il punto è che le ricette e la cucina possono e devono andare incontro a cambiamenti, e immaginiamo che anche la redazione del TG1 lo sappia bene – così come evidentemente sa che effettuare un servizio per verificare se “davvero la nostra cucina è sotto assedio” non possa che portare attenzione.
Il servizio porta l’occhio mediatico nelle cucine di un ristorante italiano a Londra, che ha inserito la carbonara nel proprio menu e che ha dovuto sopportare l’onta delle sgraziatissime richieste dei propri clienti. “Abbiamo cominciato ad avere delle discussioni” spiega il gestore. Natalia Augias, corrispondente del TG1, rincara la dose con voce incredula: “Cioè, volevano che venissero aggiunte delle cose?”.
“Addirittura il pollo” riprende il nostro ristoratore “o ancora togliere il guanciale“. Imperdonabile. Come reagire dinanzi a cotanta barbarie? “Ho deciso di toglierla dal menu”. Ecco, un po’ come il bambino che porta il pallone e che quando non si gioca come vuole lui lo prende sottobraccio e se ne torna a casa.
Nei commenti c’è chi si chiede se fosse il caso. “Si ma basta promuovere questo fondamentalismo culinario” scrive un utente. “La cucina si è sempre evoluta, e i piatti di oggi sono molto diversi da com’erano già solo 100 anni fa”. “Sì, ma a tutto c’è un limite!” risponde un secondo utente. Ecco, per l’appunto.