C’è chi potrebbe sostenere che la definizione di “follia” possa avere a che fare con il ripetere le stesse azioni, ancora e ancora, sperando in un risultato differente. Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del governo sul CBD, che reso l’Italia l’unico Paese europeo a mettere fuori legge un composto senza alcun effetto drogante. E badate bene: non è la prima volta.
Il CBD, nel caso in cui non lo sapeste, è uno dei principi della cannabis non stupefacente o “light” che dir si voglia, e pertanto NON incluso nelle Convenzioni Onu sulle sostanze narcotiche e psicotrope. Il governo ha tentato di inserirlo nella lista delle sostanze medicinali sotto stretto controllo in quanto stupefacenti, andando così a impedire la libera vendita di prodotti come oli e gocce.
Ma chi fa le spese di queste inversioni a U?
Non è la prima volta, dicevamo. Ad agosto 2023 il governo aveva già tentato una mossa analoga a quella citata in apertura, poi prontamente bloccata dal Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Ora la seconda puntata, per così dire, in un valzer grossolano che non fa che penalizzare chi, di fatto, con la canapa ci lavora. O almeno ci prova, ecco.
La lettura del governo, d’altronde, è chiara: siamo a fianco degli agricoltori, sì, e tutti gli agricoltori sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri. Chi coltiva la canapa può arrangiarsi, in altre parole. L’allarme suonato da Federcanapa è accompagnato dai numeri: in Italia, a causa di questo susseguirsi di inversioni a U tra divieti e sospensioni del Tar, ci sono circa 11 mila posti di lavoro a rischio, con 800 aziende agricole e 1500 ditte specializzate. E non è tutto.
Il ”Tar del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata” si legge in una nota di Canapa Italia, “contro il Decreto Ministeriale del Ministero della Salute del 27.06.2024, che inserisce le composizioni orali contenenti CBD nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti’. Vittoria, dunque: è però giusto sottolineare come questa incertezza di fondo, veicolata da decreti evidentemente miopi, dia corpo a un settore poco attrattivo per eventuali investitori.
Si rischia di rimanere indietro, in altre parole, com’è già stato – per fare un esempio più o meno recente – con la carne coltivata. D’altro canto perché io, investitore, dovrei per l’appunto investire i miei soldi in un Paese dove divieti e sospensioni e compagnia bella soffiano ogni giorno secondo la direzione del vento?