Heston Blumenthal è sicuramente uno dei cuochi che ha infranto più barriere in cucina. Tecniche, certo, con il suo approccio scientifico e tecnologico alla cucina, che è valso al suo ristorante di Bray The Fat Duck tre stelle Michelin, terzo locale in assoluto a meritarsele nel Regno Unito nel 2004, e il primo posto in una quasi esordiente World’s 50 Best, che nel 2005 era solo alla sua quarta edizione; ma anche rivoluzionato il rapporto tra cucina e degustazione, approfondendo lo studio delle neuroscienze per creare esperienze multisensoriali. E a quanto pare non ha finito di mettere in discussione limiti e tabù della cucina, portando alle cronache forse uno degli aspetti più nascosti e meno discussi della professione, quello della salute mentale, e lo ha fatto senza giri di parole, raccontando degli episodi maniacali che lo hanno portato a un ricovero di tre settimane, e alla diagnosi di disturbo bipolare.
Gli episodi
In una recente intervista rilasciata alla BBC, lo chef inglese parla di parla di sbalzi di umori estremi che lo portavano da momenti di estremi euforia in cui il suo desiderio era quello di “salvare il mondo e amare ogni singola persona” e un’iperattività in cui “vomitavo idee ed ero sovraeccitato, parlavo di fare cose, era veramente maniacale”, a periodi in cui contemplava il suicidio, con allucinazioni che lo portavano a vedere pistole sui tavoli, il tutto esasperato da un’insonnia che lo ha portato a dormire non più di due ore per notte. Uno stato che ha imposto alla moglie di Blumenthal, l’imprenditrice Melanie Ceysson, la difficile decisione di autorizzare per il marito un trattamento sanitario, che racconta così: “i miei sbalzi d’umore duravano diversi giorni. Avevo allucinazioni, paranoie e pensieri suicidi. Melanie ha preso la difficile decisione di farmi internare, il che ha richiesto che venissi sedato”.
Il celebrity chef non risparmia i dettagli: “hanno bussato alla porta, c’erano un poliziotto, cinque pompieri e un dottore con un assistente. Fui colto di sorpresa, e poi ho visto il dottore tirare fuori una grossa siringa e mi sono svegliato in ospedale”. La diagnosi ha evidenziato disturbo bipolare di tipo 1, ossia caratterizzato dalla presenza di almeno un episodio maniacale. “Dalla diagnosi ho imparato molto su me stesso, e ho realizzato che molta della mia creatività la devo all’essere bipolare”
Salute mentale in cucina
Con questa nuova consapevolezza, Blumenthal guarda al passato e ad alcuni suoi atteggiamenti nelle cucine del The Fat Duck sotto una nuova luce, dallo scrivere ai suoi collaboratori alle prime luci dell’alba a causa dell’insonnia agli sbalzi d’umore: “se qualcuno spostava anche solo un post-it esplodevo di rabbia, e non mi moderavo con le parole”. Pur ammettendo che gli episodi più blandi del suo disturbo hanno influenzato positivamente la sua carriera, soprattutto agli inizi, ora le terapie e il recupero del sonno sono la sua priorità: “spero che parlarne cambi il modo in cui vediamo questa condizione, e venga portata alla ribalta per le giuste ragioni”.