Il primo squillo a Firenze, poi una rapida espansione a Nord e a Sud con le aperture di Milano e Bari con quella che, a uno sguardo più o meno distratto, potrebbe apparire come un netto tentativo di colonizzazione dello Stivale intero. Il Sophia Loren Restaurant, concept evidentemente pensato per essere replicabile, è un format di ristorazione che appoggia la sua identità tematica alla brillante notorietà dell’attrice, il cui primo approdo – quello fiorentino, per l’appunto, risalente alla primavera del 2021 – aveva generato rumore e curiosità anche e soprattutto per l’accostamento del progetto alle consulenze di Gennaro Esposito e Francesco Martucci.
In tempi ben più recenti ha fatto seguito il primo approdo internazionale in quel di Hong Kong – direttrice di espansione che, portando il format al di fuori dei confini nazionali, potrebbe configurarsi come prodromo di un vero e proprio impero. Eppure, tra una pizza e una stampa dell’attrice, ecco che ha preso a insinuarsi qualche crepa: come suggerisce la riflessione pubblicata da Marco Gemelli su Il Forchettiere, a oggi il Sophia Loren Restaurant si trova orfano proprio di quei due “padrini” che, in un certo senso, ne hanno favorito il decollo – Gennaro Esposito e Francesco Martucci.
Sophia Loren Restaurant, tra cocci e futuro
La parabola del Sophia Loren Restaurant, dicevamo, può essere legittimamente apparire come ascendente. Tre aperture italiane nel giro di poco più di un anno, ben distribuite nei tre distretti geografici che tradizionalmente caratterizzano il Bel Paese, e poi – ciliegina sulla torta – l’approdo in terra internazionale: una prima analisi, per quanto sommaria, potrebbe far pensare che il cosiddetto star power di Sophia Loren – esaltato dalla consulenza di Esposito e Martucci, beninteso – fosse sufficiente a garantire un certo magnetismo, di curiosità ma anche di entrate, al progetto ristorativo.
La lettura proposta da Gemelli, però, è una atta anche e soprattutto a mettere i proverbiali puntini sulle i. “Nel giro di un paio d’anni” si legge “le strade tra il ristorante e i suoi due “super-consulenti” campani si sono divise, così come accaduto con il manager”. Il primo ad avviarsi verso la porta è lo stesso chef della Torre del Saracino a Vico Equense, per “divergenze legate allo sviluppo del brand” e “al suo ruolo professionale in quel contesto”.
Poco più tardi, come anticipato, è stato il turno di Francesco Martucci, evidentemente impegnatissimo nella sua pluripremiata pizzeria I Masanielli di Caserta. Il suo addio, stando a quanto lasciato trapelare, affonda le proprie radici in questioni non dissimili da quelle di Esposito. Tocca obbligatoriamente tirare i remi in barca, dunque, e impegnarsi in una valutazione più “fredda”, priva di quel tipico entusiasmo delle grandi occasioni (o dei grandi nomi, ecco): non c’è nulla di male nell’individuare nella concertazione tra la notorietà di Martucci ed Esposito e quella di Sophia Loren la fonte dell’entusiasmo, della benzina per il cosiddetto hype, della giustificazione per la curiosità. Ora che il progetto è però rimasto “orfano”, dicevamo, dei suoi pesi massimi, riuscirà a mantenere l’identità che si è costruito facendo affidamento solo all’appeal dell’attrice?