Genova, Firenze, Napoli e Palermo – il cosiddetto reddito alimentare è ormai prossimo al semaforo verde. Una domanda, però, potrebbe sorgere spontanea: di che si tratta, precisamente? Il nome, com’è ovvio, ci fa un gran suggerimento; ma a onore del vero potrebbe anche trarci un po’ in inganno. Come infatti avrete già certamente intuito, per “reddito alimentare” si intende una misura di welfare che si pone come obiettivo aiutare i cittadini o i nuclei famigliari in più netta difficoltà economica e, contemporaneamente, tamponare la piaga dello spreco alimentare; ma non dovete immaginarvi un assegno staccato come poteva essere per il reddito di cittadinanza.
Il reddito alimentare poggia di fatto su di un fondo – chiamato non a caso Fondo del reddito alimentare – finanziato da cinque milioni di euro che sarà necessario ad avviare un progetto di distribuzione gratuita di cibo rimasto invenduto – e che di fatto finirebbe per essere buttato – a chi purtroppo fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
Reddito alimentare: ma quindi si tratta di cibo scaduto?
No, naturalmente no. I beni alimentari in questione sarebbero prodotti che devono necessariamente essere ritirati dalla vendita perché presentanti una data di scadenza troppo ravvicinata o ancora difettosi di confezioni fallate. Cibo buono da mangiare, per intenderci; ma non da vendere.
L’iniziativa, almeno sulla carta, pare virtuosa; anche se per funzionare dovrà per forza coinvolgere in una catena di collaborazione più enti e realtà diverse tra loro – dalle istituzioni locali, naturalmente; fino agli esercenti alimentari e ad altre associazioni presenti sul territorio. La speranza è che si riveli più efficace di misure piene di rumorosissimo vento come la card Dedicata a te o il Carrello tricolore anti-inflazione.
Come accennato in apertura di articolo il progetto, nella sua fase iniziale, prenderà il via solamente a Genova, Firenze, Napoli e Palermo, inaugurando un periodo di tre anni di sperimentazione che, se dovesse portare a buoni risultati, dovrebbe poi concludersi con l’estensione a tutto il nostro caro e vecchio Stivale.
Nelle ultime ore la viceministra al Lavoro Maria Teresa Bellucci, che ha per l’appunto voluto l’iniziativa, ha annunciato la pubblicazione dell’Avviso con tutte le istruzioni per la presentazione di progetti da parte dei Comuni interessati che dovranno pervenire entro il 31 marzo prossimo.
“Un impegno preciso del governo in favore delle persone più povere, grazie al finanziamento del Fondo del reddito alimentare con oltre 5 milioni di euro per la sperimentazione triennale della misura” ha spiegato Bellucci. “Un aiuto concreto, possibile grazie a un’attenta gestione delle eccedenze degli alimentari invenduti nei negozi aderenti all’iniziativa, che avrà l’obiettivo di riuscire a raggiungere anche chi non ha mai avuto aiuti alimentari nel passato. La distribuzione gratuita potrà avvalersi del prezioso contributo degli enti del terzo settore, sempre in prima linea nelle azioni di solidarietà sociale”