La crisi economica sta colpendo anche i produttori del Prosciutto San Daniele. A causa dei rincari delle materie prime, infatti, molti prosciuttifici semplicemente stanno smettendo di produrre: con questi prezzi, non ha ormai più senso produrre perché è diventato antieconomico.
Il Prosciutto di San Daniele vittima dei rincari
È quanto accaduto al prosciuttificio Dok Dall’Ava di San Daniele del Friuli, in provincia di Udine. Quando il prezzo dei suini è arrivato a costare 6,2 euro al chilo, ha detto basta. Il prezzo è quello stabilito dalla commissione unica nazionale per i suini (in pratica l’ente che tutte le settimane stabilisce il prezzo di riferimento).
Carlo Dall’Ava, però, quando ha visto il prezzo arrivare a quelle cifre (che poi per loro diventa 6,4 euro), considerando che un anno fa il costo era di 4,2 euro al chilo, ecco che ha semplicemente deciso di non produrre e non salare. Con quei prezzi, infatti, non ha più senso produrre, è diventato antieconomico.
Dall’Ava parla di rincari delle cosce del 20% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ovviamente parte dei rincari sono stati trasferiti sul cliente finale, ma questo solo fino a metà. Secondo Dall’Ava la grande distribuzione organizzata non riconosce loro il giusto prezzo. E l’inverno si presenta ancora più in salita: i consumi stanno rallentando, la gente che non va in ferie ha dovuto tagliare anche sulla spesa.
Mario Cichetti, direttore del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, ha spiegato che i rincari delle materie prime sono iniziati a fine estate 2022 e non sono ancora finiti. E parla di un’inflazione stimata del 15-16%, con costi che le aziende non sono riuscite a trasferire sui clienti finali se non in parte, per un 5-6%, facendosi così carico della rimanenza.
Il sistema è resiliente, ma solo fino ad un certo punto: i margini di guadagno ne stanno risentendo sempre di più. In realtà Cichetti aveva lanciato l’allarme già a giugno, chiedendo alla GDO di intervenire. La grande distribuzione, infatti, non aveva aumentato i prezzi dei salumi di alta qualità, facendo così in modo che fossero i produttori ad assorbire da soli i rincari delle materie prime.
Secondo Cichetti, i rincari del settore sono dovuti a due motivi:
- calo fisiologico di qualche punto percentuale dei suini
- aumento dei costi primari, dell’energia, dei trasporti e dei mangimi
Tuttavia, nonostante i margini di guadagno si stiano assottigliando sempre di più, ecco che la produzione del San Daniele, per quanto riguarda i volumi, va benissimo, con una leggera crescita dell’1%, perfettamente in linea con quanto programmato.