Parliamoci chiaro: c’era da aspettarselo? Sì, molto probabilmente sì. Il tipo di comunicazione che funziona meglio è ancora quello che parla “alla pancia” della gente, e in tutti i sensi: basti pensare alla strategia elettorale di Sergio Tiberti, candidato al Consiglio nelle regionali del Lazio, che ha demonizzato la farina di grillo contrapponendola alla cucina italiana dimostrando (tra l’altro) di non aver affatto capito il punto della questione.
Già, perché di fatto la polvere di grillo – o chi per essa – non sta invadendo le “tavole italiane” tanto amate dagli allarmismi coldirettiani per portare via la pasta della nonna o la pizza, ma si pone come potenziale – vedremo se sarà valida – alternativa. Nel frattempo, tuttavia, il dialogo che circonda la questione pare dominato da sovranisti alimentari e gastroboomer che stringono a sé spaghetti e penne rigate come se fossero le perline di un rosario. Un esempio? Diamo un’occhiata alla reazione suscitata dalla prima pagnotta italiana con questi particolari ingredienti. Piccolo spoiler: ci saranno degli insulti.
Signora mia la chitina, pensi alla chitina!
La notizia è recentissima: il primo pane dello Stivale a base di farina di grillo è opera di Enrico Murdocco, e l’approdo effettivo sugli scaffali dovrebbe avvenire per il mese di marzo (anche se non ancora non esiste una data ufficiale). Interessante e stimolante, sì; ma dobbiamo ammetterlo – anche piuttosto destabilizzante per chi non ha dimestichezza con l’argomento. Coraggio, inutile girarci intorno: per i non addetti al settore trovarsi faccia a faccia con il prospetto di mangiare un alimento ricavato dagli insetti fa, nella migliore delle occasioni, tentennare un pochino.
Aggiungiamoci, alla tipica circospezione dell’abitante dello Stivale, una martellante campagna mediatica che preda maliziosamente delle indecisioni e che pare puntare a creare uno schieramento ben compatto di difensori della genuinità della pasta della nonna contro le mire di un nemico acefalo – a volte l’Europa, a volte un non ben specificato “loro” – che punta a portarci via il nostro buon mangiare per imbottirci di schifezze.
Il risultato è pienamente visibile nei commenti che hanno invaso il profilo Facebook di Murdocco. Alcuni sono lapidari, quasi minimalisti: “Scandaloso!”, “Che schifo” e l’evergreen “Vergogna”, rigorosamente accompagnato da un punto esclamativo per ogni lettera della parola. Altri cercano di essere più pungenti: “Fai anche il pane di cacca se te lo chiede il mainstream?”.
Non mancano, naturalmente, coloro che inneggiano al boicottaggio; e nemmeno le schiere di strenui difensori della pastasciutta: “Dove sta andando a finire l’eccellenza italiana!!!”. Altri ancora invitano Murdocco a chiudere baracca e ad andare all’estero, dove – non essendo abituati alla supremazia della cucina nostrana – saranno senz’altro più inclini a sorbirsi queste schifezze. “Le auguro di non venderne neppure una” scrive un utente. “Soprattutto chi rinnega le radici deve andare via dall’Italia”.
Chiudono le file – ma non per importanza – i pancini, preoccupati e indignati, che attaccano Murdocco e il pane impugnando come prova schiacciante “il forte potere allergenico della chitina“, pericolosissima sostanza presente… beh, in tutti i crostacei. Vi ricordiamo, per di più, che l’etichetta dei prodotti contenenti farina di grillo dovrà necessariamente informare i consumatori della possibilità di reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei e ai prodotti a base di crostacei, ai molluschi e ai prodotti a base di molluschi e agli acari della polvere. O forse i prossimi nemici del tricolore sono i gamberetti?
A fare luce su quest’ultimo punto ci pensa anche lo stesso Murdocco: “Il “forte” potere allergenico della chitina, è identico a tutti gli altri allergeni, noi trattiamo anche soia, i gamberi rossi e se si avesse a che fare con un soggetto allergico ci sarebbe comunque un problema” si legge in uno dei suoi pochi commenti. “Ci tengo a precisarlo perché definirlo “forte” è fuorviante, noi trattiamo anche il glutine e se un soggetto fosse allergico il problema potrebbe essere identico, dipende dal soggetto in questione”.