Il succo d’arancia è uno dei must negli Stati Uniti. Ovunque ti giri, salta fuori sempre il succo d’arancia. Solo che, nonostante nel corso delle ultime settimane l’inflazione stia rallentando negli Stati Uniti, ecco che tale rallentamento pare non aver minimamente interessato il succo d’arancia. Anzi: nel corso degli ultimi due anni il suo prezzo è triplicato, superando la soglia record di 3 dollari alla libbra.
Perché negli USA il succo d’arancia continua a costare caro?
Per darvi un’idea: i future dell’orange juice, uno dei simboli dell’America insieme alla torta di mele, nel 2021 viaggiavano a 1,05 dollari alla libbra, salvo poi passare a 1,81 dollari nel 2022 e superare adesso nel 2023 i 3 dollari. Il che vuol dire che il prezzo del succo d’arancia è triplicato.
Diversi fattori, in realtà, hanno contribuito a generare questo incremento dei prezzi dell’organe juice che non sembra essere destinato a placarsi a breve:
- pandemia
- malattie dei frutteti
- cambiamenti climatici con fenomeno meteorologici avversi estremi
- siccità
- rincari di materie prime ed energia
- guerra fra Ucraina e Russia
Tutto ciò ha casato un’inevitabile carenza di agrumi rispetto alla domanda, sia negli Stati Uniti che a livello mondiale. In particolar modo, sono state le tempeste e gli uragani a spazzare via interi frutteti. In Florida, per esempio, dove ci sono più di 150mila ettari coltivati ad arance, i due uragani Ian e Nicole hanno distrutto il settore, causando perdire da 247 milioni di dollari per gli agrumi. E altri danni sono poi arrivati dalle gelate fuori stagione.
Visto che il clima non bastava, a metterci lo zampino è stata anche la malattia batterica nota come Citrus greening o Hlb, la quale non solo riduce la qualità e la quantità dei raccolti, ma che porta poi a morte le piante.
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, già nel corso dei mesi scorsi, aveva annunciato che la produzione di arance per succo in Florida sarebbe crollata del 51%, con il record negativo di 20 milioni di casse. Solo che, a quanto pare, il Dipartimento era stato ottimista: attualmente il crollo è stato stimato del 62%, con soli 15,7 milioni di casse, il record peggiore a partire dalla Seconda Guerra Mondiale.
E pensare che, venti anni fa, produceva 240 milioni di casse. Il problema è che gli Stati Uniti non possono neanche supplire alla mancanza di arance importandole dall’estero. Questo perché la siccità e il maltempo mettono a rischio anche gli altri grandi produttore ed esportatori di arance, fra cui il Messico e il Brasile.