“Il prezzo del caffè non è etico”: se a dirlo, ora, è l’industria

Dopo decenni ad alimentare un sistema che non funziona più, anche Illy dice la sua sui rincari del caffè.

“Il prezzo del caffè non è etico”: se a dirlo, ora, è l’industria

L’escalation dei prezzi del caffè verde sta imponendo riflessioni a tutti i livelli della filiera. Dal pubblico che, ormai rassegnato ad abbandonare l’idea del prezzo politico della tazzina a 1 euro, deve rivedere le sue abitudini di consumo, agli esercenti in conflitto tra aumenti e marginalità fino, ovviamente, ai grandi player del mercato.

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Tra questi si è fatto sentire un pezzo grosso, Andrea Illy che, in un’intervista a Class CNBC, dice la sua sui rincari della bevanda più consumata del mondo.

Le dichiarazioni di Andrea Illy

Riccardo Illy

“La tazzina è già aumentata e continuerà a aumentare. Un commento da fare è che bisogna anche guardare l’altra faccia della terra, dove il caffè viene raccolto. Se il prezzo della tazzina che è troppo basso in Italia -perché pagare un euro 20, la tazzina non remunerano neanche il costo del lavoro, tant’è che buona parte dei troppi, pubblici esercizi presenti in Italia per le in condizioni di redditività insufficiente- dall’altra parte ci sono 12 milioni e mezzo di micro agricoltori, sparsi su 40 paesi del sud del mondo, di cui metà vive al di sotto della soglia della povertà secondo le statistiche ufficiali dell’International Coffee Organization”.

Secondo Illy il prezzo pagato attualmente “non è etico” e gli aumenti dovranno servire per rendere più remunerativo il lavoro di tutti e permettere anche gli investimenti che serviranno a contrastare il cambiamento climatico, tra i primi fattori scatenanti di questa crisi.

La tazzina di caffè al bar raggiungerà i 2 euro? L’A.D. di Illy sostiene di sì La tazzina di caffè al bar raggiungerà i 2 euro? L’A.D. di Illy sostiene di sì

Tutto bellissimo ma qualcosa ci sfugge, visto soprattutto il ruolo che un’azienda come Illy, ma come qualsiasi altro grande attore del settore, ha ricoperto negli ultimi decenni.

Ad esempio, ll classico format del “locale chiavi in mano” che forniva agli aspiranti imprenditori finanziamento, macchina in comodato d’uso, formazione (poca e discutibile), attrezzature, menu griffati, insegne e, ovviamente, contratto di fornitura del caffè: un sistema che, insieme alla liberalizzazione delle licenze, ha portato ai più di 160 mila esercizi pubblici ritenuti “troppi” anche dallo stesso Andrea Illy, così come il prezzo considerato “non etico” che è quello che è stato comunque corrisposto finora anche dalla storica azienda triestina.

Ad essere maliziosi spesso ci si azzecca, e se finora il costo della crisi in corso è stato ammortizzato da clienti ed esercenti -riducendo oltretutto la differenza di prezzo con gli specialty coffee- ora la questione riguarda anche i grandi e gli aumenti, che ci sono stati e continueranno ad esserci, serviranno per perseguire obiettivi etici: un rivolto comunicativo in puro stile corporate.