Oggi la giornata è stata improntata all’insegna del “Sì, ha firmato, no non ha firmato, forse ha firmato, forse firmerà o forse no”, per concludersi con un “Cerrrto che ha firmato”. Stiamo parlando di Sergio Mattarella che alla fine ha dovuto per forza di cose firmare il Ddl sulla carne coltivata, quel decreto che impedisce non solo la produzione, ma anche l’uso e la commercializzazione della carne coltivata in laboratorio in Italia. Sì, proprio quel decreto grazie al quale è scoppiata una rissa che ha visto coinvolto Ettore Prandini di Coldiretti.
Mattarella non poteva non firmare il Ddl
Oltre ad aver promulgato il Ddl sulle “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di carni coltivate”, ecco che il governo ha anche trasmesso il provvedimento insieme ad una lettera con cui ha dato notizia della notifica del Ddl alla Commissione europea, specificando che il governo si impegna a conformarsi a “osservazioni che dovessero essere formulate dalla Commissione nell’ambito della procedura di notifica”.
Cosa che, ad essere onesti, non è ben chiaro se possa o meno tutelarci da un procedimento di infrazione. Anche la Commissione europea ha confermato di aver ricevuto la notifica, ma Johanna Bernsel, portavoce per il Mercato unico della Commissione europea, ha sottolineato che il tutto non era ancora stato esaminato. Ha poi svelato che una prima notifica su questo Ddl era stato notificato a Bruxelles in estate, solo che la notifica era stata ritirata prima che avvenisse l’approvazione parlamentare, quella del 16 novembre.
Il tutto è stato fatto seguendo una procedura standard dell’UE. Tutte le leggi dei vari Stati membri che possono influenzare il mercato unico europeo devono per forza di cose essere notificate alla Commissione seguendo la procedura Tris. E questo deve essere fatto prima che entrino in vigore (l’obbligo è di notificare le bozze, però la legge promulgata qui in Italia non è ancora ben chiaro se possa essere considerata ancora in bozze o meno visto che non è ancora attiva).
Questo serve per evitare che leggi promulgate nei vari Stati membri possano entrare in conflitto con il diritto UE.
È abbastanza inutile dirvi che Francesco Lollobrigida è orgogliosissimo che l’Italia sia la prima nazione al mondo a vietare la carne coltivata (che almeno stavolta ha parlato di carne coltivata e non di carne sintetica). Inoltre il ministro dell’Agricoltura e tutte cose, colui che è in grado di “fermare cose” (vedi la storia della fermata straordinaria del treno su richiesta), ha dichiarato che la legge è stata voluta da milioni di cittadini.
Beh, bisognerebbe però dire che ce ne erano altrettanti che magari avrebbero potuto avere la possibilità di provarla senza che la porta gli fosse chiusa in faccia a prescindere (fortunatamente San Marino e il Vaticano non sono poi così lontani).
Sulla questione è poi intervenuto anche Lorenzo Biagiarelli che, solo qualche giorno fa, grazie anche all’ausilio di Michele Fino, aveva spiegato in maniera chiara perché l’Italia con questa mossa rischiava di prendersi una bella procedura di infrazione sui denti.
Come ribadito da Biagiarelli, Mattarella non poteva non firmare. Questo perché l’unico caso in cui può non farlo è se nella legge sono presenti profili di incostituzionalità gravi. Il fatto che questa sia una legge miope, di chiusura totale, non è un fattore che possa giustificare la mancanza di una firma. Quindi adesso toccherà vedere cosa ne penserà la Commissione Europea e se deciderà o meno di aprire una procedura di infrazione a nostro carico. E vedremo allora se se chi ora applaude a questa scelta, sarà ancora così felice e festante.