Il Piemonte porta la guerra del gianduiotto a Bruxelles

Mica pensavate che la guerra del gianduiotto fosse finita, vero? Perché adesso il Piemonte ha portato la battaglia a Bruxelles

Il Piemonte porta la guerra del gianduiotto a Bruxelles

In realtà era abbastanza prevedibile: il Piemonte ha ora deciso di portare la guerra del gianduiotto direttamente a Bruxelles. Visto che Lindt non vuole sentire ragioni e sostiene che il disciplinare del gianduiotto, così come proposto nella richiesta di riconoscimento Igp per il Gianduiotto Piemonte (o Giandujotto Piemonte), ci siano troppe nocciole e manchi il siero di latte (forse perché nella ricetta originale il latte il gianduiotto non lo vede neanche da lontano? No, così per dire), ecco che Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, si è appellato direttamente a Janusz Wojciechowski, commissario europeo per l’Agricoltura.

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Gianduiotto

Alberto Cirio ha organizzato un videocollegamento per parlare direttamente con Wojciechowski della questione, accompagnato da Guido Castagna, il coordinatore del Comitato promotore del riconoscimento del Gianduiotto Piemonte Igp e dall’avvocato Antonio Borra.

La decisione di sottoporre la questione Gianduiotto a Bruxelles era stata presa durante un precedente incontro organizzato da Cirio e che ha coinvolto, membri del Consiglio regionale, i rappresentanti del Comitato e rappresentanti di 40 aziende e artigiani del settore, fra cui figuravano Ferrero, Domori, Venchi, Gobino e La Perla.

Cirio aveva ribadito un concetto chiave: “Il cioccolatino di cacao e nocciole è un marchio di proprietà di Torino e del Piemonte, non di una singola azienda, italiana o svizzera che sia”.

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Tutto è cominciato a marzo 2022, quando la Regione aveva dato l’ok all’iter di riconoscimento della denominazione. Arrivata al ministero dell’Agricoltura, però, la pratica si è bloccata. E questo perché la multinazionale svizzera Lindt ha rivendicato la titolarità del marchio (il motivo è presto detto: il primo gianduiotto della storia fu lanciato dalla Caffarel e da qualche anno a questa parte la Caffarel appartiene alla Lindt). Inoltre la Lindt ha anche obiettato sul fatto che sia il Comitato a proteggere la denominazione con la richiesta del riconoscimento Igp.

A seguito del videocollegamento, poi, Wojciechowski ha promesso che, rispettando le regole europee per quanto riguarda la tutela delle denominazioni, farà tutto ciò che può per difendere il legame fra i marchi e le loro città o Regioni d’origine.

Cirio ha poi sottolineato come il riconoscimento Igp non è un marchio commerciale, bensì uno strumento per garantire che questa eccellenza dolciaria sia patrimonio di tutto il Piemonte e dei cioccolatieri che seguono la ricetta autentica.

Ricetta che a quanto pare la Lindt non è intenzionata a seguire visto che sta osteggiando l’iter di approvazione del disciplinare, sostenendo che sia “incompatibile con l’autentico gianduiotto”. Per la Lindt, infatti, il 30,45% di nocciole nella ricetta è troppo, mentre non va bene che non ci sia il latte in polvere.

Tuttavia per gli esperti l’ingerenza da parte di Lindt è inaccettabile: Zurigo non può decidere come si fa il gianduiotto di Torino. Anche perché, a ben vedere, quando nel 1865 Caffarel propose il gianduiotto, il latte in polvere non era ancora stato inventato. Dunque se si parla di ricetta autentica, appare insensato volersi incaponire a inserire una percentuale di latte al 10%, cosa che invece Lindt vuole fare. E altrettanto insensato per un cioccolatino alle nocciole è abbassare la percentuale delle suddette dal 35% al 26%.

La parola a Caffarel

Caffarel ha appena inviato un comunicato stampa nel quale ha ribadito fermamente che non si oppone in alcun modo all’iniziativa del Gianduiotto Igp. L’azienda riconosce quanto sia importante l’iniziativa del Comitato del Giandujotto di Torino che vuole valorizzare questo prodotto tipico della tradizione dolciaria torinese tramite l’introduzione dell’indicazione geografica protetta.

Per tale motivo Caffarel, che fa parte di Lindt & Sprüngli Italia dal 1998, non si è mai opposta alla proposta dell’Igp e, anzi, si è sempre impegnata per cercare un accordo fra le parti. Questo perché Caffarel è un marchio storico fondato a Torino nel 1826, noto come ambasciatore del Made in Italy nel mondo e per aver inventato il Gianduiotto più di 150 anni fa.

Come prova nel forte legame con il territorio, il Gianduia 1865. L’autentico Gianduiotto di Torino viene ancora oggi prodotto nello storico stabilimento di Luserna San Giovanni, in provincia di Torino. Viene inoltre usato l’antico metodo dell’estrusione, usando solo nocciole Piemonte Igp. Tanto che il Gianduiotto è il prodotto di punta del brand Caffarel, il quale lo distribuisce sia in Italia che all’estero.

Caffarel ricorda poi che nel 2022 Caffarel e Gianduia 1865. L’autentico Gianduiotto di Torino sono stati inseriti nel Registro speciale dei Marchi storici di interesse nazionale.

Pertanto Caffarel ha ribadito come la sua volontà sia sempre stata quella di riuscire a trovare un accordo di valore e spera che si possa arrivare ben presto a una soluzione comune che soddisfi tutte le parti coinvolte.