Lo stabilimento firmato Giovanni Rana a punta San Virgilio, sul Lago di Garda, trascina i suoi primi passi nel pantano di quella polemica che ne ha accompagnato nascita e, perché no, anche la gestazione. Un piccolo riassunto, per chi si fosse perso le puntate precedenti: il cosiddetto re dei tortellini acquistò dalla sorella dei Conti Guarienti una parte del territorio di cui sopra con l’intenzione di costruirvi un ristorante e resort di lusso.
Da qui l’inizio dei problemi. È il febbraio del 2024, e Guariente Guarienti, conte di Brenzone, diffonde un video sui propri canali social definendo “uno scempio” i lavori in corso e raccogliendo così il favore di associazioni ambientaliste e numerosi cittadini. A dare corpo alla pietra dello scandalo, per così definirla, furono soprattutto gli scavi, particolarmente profondi, realizzati presso l’area piantumata con olivi secolari, dove sono state costruite due piattaforme destinate a locali tecnici.
Le nuove polemiche, tra prezzi e spiaggia (un tempo) libera
Servono a poco, se non a esacerbare l’eco mediatica, le richieste di Guarienti di sospendere il permesso di costruzione rilasciato dal Comune. Fast forward di qualche mese: il progetto di Giovanni Rana vede la luce, ma nasce nell’impeto di una già lunga tempesta. E non a caso i suoi primi passi, dicevamo, sono mossi proprio nelle acque inquiete della polemica.
Una delle questioni più pruriginose riguarda la (sola esistenza della) prezzatura. Come riportano i colleghi del Corriere il costo dell’ingresso giornaliero è di trenta euro, quello del pomeridiano diciotto; ma l’entrata è “gratuita” per chi intende semplicemente “entrare a fare un giro, camminare per tutta l’area”, a patto che non si voglia “fermare in spiaggia o fare il bagno”.
Da qui le nuove proteste. La baia, storicamente, è sempre stata accessibile a tutti; con la riva che è di fatto proprietà demaniale e dunque per legge di “libero e gratuito accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione”. E la questione ambientale, di – se vogliamo – decoro, di rispetto dei luoghi?
Beh, quella pare essersi attenuata. Il vessillo del conte di Brenzone, prima alzato nel cielo a promettere guerra, ora pare pendere a mezza asta. D’altro canto lo stesso Guarienti l’aveva riconosciuto, mesi addietro: “Sospendere i lavori adesso sarebbe più dannoso che farli finire”. E i lavori, a scanso di equivoci, hanno prodotto un buon risultato: gli olivi sono stati ripiantati dov’erano, i prati sono curati, gli stradelli sono pavimentati con materiale drenante di altro pregio.