C’è necessità di “misure urgenti” per quanto riguarda la commercializzazione nello Stivale di borracce: parola del Codacons. Borracce, ebbene sì, contenitori più o meno capienti per conservare l’acqua potabile: cosa potranno avere di tanto pericoloso da mobilitare l’associazione, tanto da spingerla a formulare un esposto inviato a ministero della Salute, Antitrust e Procura della Repubblica di Roma?
La risposta è semplice, a dire la verità – la scienza, o per essere ancora più precisi i risultati di una ricerca che ha fondamentalmente attestato la cessione nell’acqua di metalli e altre sostanze potenzialmente nocive per l’uomo.
Le borracce per l’acqua potabile rilasciano metalli pericolosi?
Lo studio, condotto da Matteo Vitali, professore ordinario di Igiene dell’Università di Roma La Sapienza, ha preso in esame venti prodotti dalla capienza differente (dai 350 ai 1.000 ml) e realizzati in materiali differenti (acciaio inox, alluminio anche riciclato, materiali plastici e silicone).
I risultati parlano chiaro: “Sul fronte sanitario i risultati ottenuti mostrano poi assenza di cessione di composti organici dalle borracce in plastica e, al contrario, fenomeni di cessione di elementi inorganici da tutte le borracce testate”. Allo stesso tempo, è bene notare che solo alcune borracce – tra quelle prese in esame, badate bene – riportano in etichetta le informazioni necessarie al corretto utilizzo e altri elementi utili alla rintracciabilità: una negligenza che già profila una “violazione degli standard di etichettatura per il quale è necessaria una istruttoria dell’Antitrust“.
Ma andiamo con ordine, dando un’occhiata ai metalli rilasciati dalle borracce esaminate. Secondo lo studio:
- l’elemento alluminio è ceduto da tutte le borracce metalliche; gli elementi antimonio, bario, boro, cadmio, cobalto, gallio, molibdeno, nichel, rubidio, stagno, stronzio sono ceduti solo da alcune tipologie di borracce;
- berillio, bismuto, calcio, cerio, cromo, ferro, fosforo, lantanio, litio, magnesio, manganese, potassio, rame, silicio, sodio, piombo, titanio, vanadio e zinco sono ceduti da pressoché tutte le tipologie di borracce;
- gli elementi cesio, niobio, tellurio, zirconio non sono ceduti da nessuna tipologia di borraccia.
Risultati che, i nostri lettori più attenti già l’avranno notato, fanno eco a un altro studio de La Sapienza – questo del 2020 – che aveva svelato tracce di metalli, ftalati e bisfenolo A ai limiti di legge nell’acqua contenuta in borracce in acciaio e alluminio; e che trovano una certa risonanza con una terza ricerca – questa più recente: marzo 2023 – che aveva evidenziato come le borracce riutilizzabili contengano più batteri del WC.
C’è pericolo, dunque? Diamo un’occhiata a quanto dichiarato dal Codacons: “L’acqua test erogata dalle borracce in studio” si legge in una nota stampa “è tuttavia risultata, per i tempi di contatto esaminati, sempre conforme ai requisiti previsti dalla normativa vigente sulle acque destinate al consumo umano (D.Lgs 31/2001 e s.m.i.)”.
Allo stesso tempo, però, è “indubbio che l’utilizzo delle tipologie di borracce testate determini un incremento della concentrazione di numerosi elementi chimici, peggiorando di fatto la qualità dell’acqua in esse conservata”. In definitiva l’associazione ha chiesto alle autorità competenti di attivarsi “ai fini dell’adozione delle dovute misure a tutela della salute umana, compreso il sequestro cautelare delle borracce per la conservazione dell’acqua oggi commercializzate sul nostro territorio”.