Il nuovo CEO di Starbucks inizia bene: il tragitto da casa a lavoro è di quelli da non credere

Brian Niccol ogni giorno si alza e sa che dovrà percorrere 1000 miglia in jet privato. Anzi non lo sa: ma sceglie di farlo comunque.

Il nuovo CEO di Starbucks inizia bene: il tragitto da casa a lavoro è di quelli da non credere

Anche voi fate la differenziata, riutilizzate i sacchetti compostabili e scegliete sempre la cannuccia di carta al bar? I vostri sforzi sono ammirevoli, peccato che poi arrivino i super ricchi a farli sfumare in una vera e propria nuvola di combustibili fossili. È il caso del nuovo CEO di Starbucks che, pare, faccia senza problemi il pendolare in jet privato. Una bella discrepanza tra i proclami green dell’azienda e lo stile di vita del quadro esecutivo. Alla faccia, soprattutto, di chi nel suo piccolo si impegna a ridurre l’impatto individuale.

Il tragitto in jet privato

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Quando i ricchi vogliono farci indignare, ci riescono benissimo e solitamente scelgono il modo peggiore per farlo. Brian Niccol, svela la BBC, percorre quasi quotidianamente una tratta di mille miglia (circa 1600 chilometri) in jet privato. È la distanza che intercorre tra casa sua a Newport Beach, California e la sede di Starbucks a Seattle, Washington. Un percorso da sud a nord che in macchina impiegherebbe più di 18 ore, mentre in aereo ce ne vogliono circa tre. (Il treno non lo menzioniamo neanche perché gli Stati Uniti da questo punto di vista hanno gravissime mancanze, nonostante lo spazio – vista dall’Italia, chi ha pane non ha denti).

La notizia ha subito fatto il giro del mondo per la puntualità con cui arriva nell’ennesimo (e non ultimo) anno più caldo mai registrato. Lo stesso che fa partire la vendemmia prima, estingue i salmoni in massa e chissà cos’altro avrà in serbo per noi nei prossimi quattro mesi. Dan Coatsworth, analista di investimenti per la società AJ Bell, ha detto a BBC che usare un jet privato non è solo dannoso per l’ambiente e l’immagine agli occhi di clienti e stakeholders, ma anche “un modo poco pratico di gestire un business da 105 miliardi di dollari e 400.000 dipendenti”.

L’offerta di lavoro

starbucks ceo

Ma perché Brian Niccol ha scelto di macinare ogni giorno tutti sti chilometri? La chiave sta nell’offerta di lavoro postata da Starbucks. In cui si evince che al CEO “non sarebbe stato richiesto di trasferirsi presso il quartier generale”. Ma aggiunge: “Il candidato accetta di fare il pendolare tra il domicilio e la sede della compagnia […] come richiesto dai doveri e dalle responsabilità”. Nello stesso documento si dichiara anche che il CEO avrebbe potuto fare uso del jet aziendale per business travel e, appunto, “viaggi casa-lavoro”.

Almeno tre a settimana, secondo la policy aziendale di lavoro ibrido. Soprattutto dopo la pandemia infatti, Starbucks ha aderito al lavoro da remoto per amministrazione e quadro (modalità ovviamente impossibile per i baristas che devono fisicamente servire la clientela). Nonostante Starbucks abbia espresso la volontà di allestire un ufficio appositamente per Niccol a Newport Beach, e nonostante egli stesso voglia comprare casa a Seattle “il suo calendario eccederà le aspettative di lavoro ibrido riservate a tutto il resto del personale”. Come a dire, ci aspettiamo che i viaggi saranno molteplici e frequenti, quindi meglio fare il pieno di carburante che non si sa mai.

Le reazioni

Il Trono di Spade: la tazza di Starbucks

La “conversazione” si è articolata a più livelli. Il primo e più evidente riguarda l’impatto ambientale, soprattutto alla luce dei claim di Starbucks su filiera, spreco e sostenibilità. Su X gli utenti commentano “È una bella… comodità per un top talent! Magari non vedremo più spesso pubblicità relativa a ‘sostenibilità’ o ‘ambiente’ by @starbucks?” con occhiolino annesso. E ancora: “Il nuovo CEO Starbucks fa il super-pendolare di 1000 miglia su jet privato fino a Seattle, non essere così duro nei confronti della barista che ti porge la cannuccia di plastica anche se non la volevi”.

Il secondo e terzo riguardano la percezione dei top di azienda rispetto ai loro sottoposti, e le differenze abissali di stipendio tra executive e comuni mortali. Annesso conseguente stile di vita, si capisce. Nel 2021 l’ONU ha pubblicato un report che dimostra come le emissioni prodotte dall’1% più ricco sia pari al doppio di tutte quelle prodotte dal 50% più povero. In questo caso, condito da uno stipendio annuo di 1,2 milioni di dollari, più bonus di 7,2 milioni e fino a 23 milioni di share.

“Un leader deve stare nel cuore del business, non starsene in spiaggia a godersi i privilegi del lavoro”, chiosa Coatsworth. Mentre Andrew Speke, portavoce del tink tank High Pay Centre che tiene conto delle paghe dei CEO, sostiene che sia essenziale per un’azienda che “le stesse regole valgano per tutti”. Niccol, sei pronto a metterti al volante?