Ogni epoca ha bisogno del suo eroe. Anche i comuni italiani, compresi quelli piccolissimi come Oliveri in Sicilia. Siamo in provincia di Messina, 10, 3 chilometri quadrati per poco più di duemila anime. Fra cui un fenomenale “blastatore” di inciviltà corrispondente a chi, SSM o impiegato amministrativo, gestisce l’account ufficiale del comune su Facebook. Per ogni eroe però ci vuole un cattivo: di chi si tratta? Un autista beccato a gettare le cartacce per strada.
Il post su Facebook
La pagina ufficiale del Comune di Oliveri è parecchio attiva. Una media di 4-5 post a settimana molto puntuali e ordinati, gli elenchi punteggiati dalle emoji a fare le veci dei classici trattini. La comunicazione è quella di ordinanza, il tono neutro, formale quanto basta a segnalare eventi, problemi, raccolte, annunci di nascita e condoglianze. Insomma, per un comune così piccolo tanto di cappello. Il post apparso venerdì intorno a mezzogiorno però ha tutto un altro stile, sia nel linguaggio che negli intenti.
Il narratore in questo caso adotta una prosa romanzesca, a tratti riflessiva da ritratto personale e psicologico, fino al ritmo concitato della sceneggiatura di azione. Cosa succede, cosa sta descrivendo? Ci arriviamo punto per punto, anzi emoji per emoji. La scena parte dai pensieri di un uomo al volante (“a bordo del suo bolide”) in movimento rallentato, comunque non di corsa. La voce narrante ha infatti tutto il tempo di osservarne i movimenti, a partire da quello che in pochi secondi lo incriminerà. Ovvero, mangiare un cioccolatino.
Intorno a questa azione, una serie di gesti che inquadrano piuttosto bene (e in senso assai sarcastico) l’antagonista con cui abbiamo a che fare. Dal più innocuo “stabilire con quale mano grattarsi l’orecchio”, al caustico “Pensate alla difficoltà, infine, di valutare se scrollare il cellulare prima o dopo aver controllato che i gioielli di famiglia fossero al sicuro, al solito posto”. Un ritratto poco edificante, ecco. Che si conclude con un climax: la lista di possibili scelte relative a cosa farne della cartaccia.
Il nostro narratore qui si scatena: “L’istinto di conservazione dei luoghi avrebbe suggerito di accartocciare il contenitore di serotonina (notate la poetica nda) a buon mercato e lasciarlo sul sedile a lato guida”. E ancora: “Uno spirito di osservazione appena sviluppato lo avrebbe stimolato a notare una strada appena pulita, indicandogli che così sarebbe dovuta restare”.
E invece no. Perché dopo aver dribblato il cestino e, supponiamo, reciso alla radice tutta questa sfilza di possibilità, il guidatore getta la carta a terra con nonchalance. Anzi, lasciamolo raccontare a chi di dovere: “La sola opzione valida rimastagli è stata abbassare il finestrino, prendere il sacchetto così com’era, lasciarlo per ricordo a imperitura memoria, girare il cofano e volare via, verso nuovi orizzonti”.
Così come è rimasta imperitura la foto in allegato ripresa dalle telecamere di sorveglianza. Anch’essa è corredata da ennesima emoji, parecchio azzeccata vista la portata di un’azione così insignificante ma anche così eloquente. E la chiosa finale, lapidaria e amara, con un paio di manine alzate per un trionfo ironicamente assente: “Lunga vita ai generosi contribuenti”.