Concedeteci un poco di sorpresa. Dagli interventi del ministro Lollobrigida sul tema del vino dealcolato si poteva presagire che il suo “no” fosse anche e soprattutto una questione di principio: nel buttarla ostinatamente su di una questione di semantica (vino o non vino?), però, si rischiava di lasciare sul piatto un mercato in evidente fermento, forte di una crescita netta e promettente.
Ora la svolta. “Faremo produrre i dealcolati in Italia perché tutto il mondo del vino li vuole ed è d’accordo” ha annunciato nelle ultime ore, in occasione dei festeggiamenti per i primi 20 anni dell’istituto Grandi Marchi. Badate bene, però: c’è un “ma”.
Lollobrigida non molla l’osso
Tutto il mondo del vino li vuole, spiega Lollobrigida; e l’Italia, che com’è noto occupa una posizione di pieno rilievo in questo particolare universo, è chiamata ad allinearsi. Ma il ministro non molla l’osso: “Ma proverò a convincere tutti che questi prodotti non si possono chiamare vino“. Com’era la questione del lupo, del pelo e del vizio?
Scherzi a parte, l’impegno del ministro nel mettere i proverbiali puntini sulle i è encomiabile. La sua lettura è puntuale e (forse fin troppo) diligente: “È l’Oiv, l’organizzazione internazionale della vigna e del vino, a definire il vino un prodotto che ha l’alcol“. Il dado è tratto: “Proverò a convincere tutti che si può fare una bevanda dealcolata e si può rinunciare a chiamarla vino”. Semantica, dicevamo.
Non è chiaro come o perché la difesa del vino tradizionale debba necessariamente passare attraverso la nomenclatura di un prodotto che, di fatto, andrebbe a intercettare proprio chi vuole bere del vino, e non una qualsiasi bevanda, solo senza l’alcol.
Poi chiaro, una volta immesso sul mercato la competizione sarà naturale e forse addirittura necessaria: le nostre prove d’assaggio, però, hanno messo in evidenza chiaramente le differenze tra i “colleghi”, lasciando intendere che la presenza o assenza di una componente alcolica andrà a definirsi in maniera inequivocabile. Ci può essere spazio per entrambi, in altre parole.