Veganofobi, fatevene una ragione: in Italia – e non solo – si mangia sempre meno carne e sempre più plant-based. A prescindere dai motivi che si celano dietro a questa tendenza (a breve ne vedremo alcuni insieme), il dato di fatto è che l’acquisto di prodotti a base vegetale (hamburger, formaggi, bevande e qualsiasi altro alimento vi venga in mente) è in vertiginoso aumento. Parliamo di una crescita del 16% nel biennio 2021-2023 per quanto riguarda la vendita al dettaglio nello Stivale. Il problema, però, resta ancora il prezzo. Oppure no?
Un mercato in forte crescita
Il Good Food Institute, organizzazione no profit che promuove l’utilizzo di proteine alternative, ci dà conferma di quello che ogni persona vegana o vegetariana in cuor suo spera: il mercato plant-based è in forte sviluppo. Sempre più consumatori acquistano alternative vegetali, non solo alla carne, ma anche al latte (prodotto forse più storico in questo settore) e al formaggio. E a stupirci di più è proprio il crescente interesse verso quest’ultimo: la vendita dei “caci” vegetali è schizzata del 79,6% (valore annuo) tra il 2021 e il 2023. In un Paese come l’Italia dove il formaggio è una cosa sacra. Ma anche la carne lo era, no?
Mangiamo sempre meno carne
“Era”, appunto, ma i numeri raccontano una storia recente un po’ diversa. Nonostante il sempreverde fervido interesse del governo per la tutela del “patrimonio zootecnico nazionale” (citiamo la legge 172/2023 sbalordendoci dell’ossimoro “tutela dell’animale vs. macellazione/allevamento”), in Europa (e quindi anche nel nostro Bel Paese) si mangia sempre meno carne. Nel 2023, un consumatore su due ha dichiarato di aver ridotto il consumo di animali come fonte alimentare; le ragioni sono diverse, in ordine: salute, benessere degli animali, salvaguardia dell’ambiente.
Certo, l’aumento del prezzo della carne (come di qualsiasi altro prodotto anche a causa dell’inflazione) c’entrerà pur qualcosa, e qui ci colleghiamo all’ultimo punto. Nonostante la carne pesi di più sul portafoglio, i prezzi dei prodotti plant-based costano comunque di più.
Il prezzo da pagare
Siamo davvero sicuri, però, che i prodotti a base vegetale costino poi così tanto? Lanciando uno sguardo veloce al cartellino del supermercato sembrerebbe di sì, ma se prendiamo la lente di ingrandimento iniziamo a mettere a fuoco dell’altro: allevamenti intensivi sovraffollati, bestie allevate senza alcun rispetto per la loro dignità o per la salute dell’essere umano, prezzi ridotti all’osso a discapito della qualità.
Quello che non saldiamo in denaro, insomma, lo paghiamo in altro modo. Allora, certo, serve più competitività, come sottolinea Francesca Gallelli del Good Food Institute Europe. Servono tutele da parte del governo – di quelle vere, non analoghe alla legge sul meat sounding e la carne coltivata. Ma di certo anche un po’ di consapevolezza in più non guasterebbe.