Il Mediterraneo è sovrasfruttato, e non è certo una novità. Ma di quanto, esattamente? Agli inizi del mese di luglio avevamo già esaurito le scorte di pesce, crostacei e molluschi per tutto il resto dell’anno. Non abbiamo ancora scomodato i numeri, ma la situazione è già limpida.
Parola ai dati, dunque. Attualmente, secondo i rapporti più recenti, il 60 per cento degli stock demersali (vale a dire quegli animali che vivono vicino al fondale marino) in questa regione è soggetto a sovrasfruttamento e l’80 per cento ha livelli di biomassa inferiori alle soglie di sostenibilità.
La grande minaccia, e i nostri lettori più attenti l’avranno forse già intuito, è la pesca a strascico, pratica grossolana e pericolosa che consiste nel trascinare sul fondo marino una grande rete in modo tale da assicurarsi il “bottino” più grande possibile con un colpo solo, annientando il fondale e innescando, nei casi più gravi, il processo di desertificazione. L’Italia, quando si è parlato di metterla al bando, è stata l’unico Paese europeo a difenderla.
I negoziati e le nuove quote pesca
Nelle ultime ore i ministri della pesca dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sui limiti di pesca per il 2025. I negoziati – perché di questo, come vedremo, si tratta – sono durati due giorni e si sono conclusi, fa sapere l’ANSA, verso le due di notte.
L’obiettivo dichiarato era quello di salvaguardare la salute a lungo termine degli stock ittici e degli ecosistemi marini nell’Atlantico, nel Mare del Nord, nel Mediterraneo e nel Mar Nero, garantendo al contempo il sostentamento delle comunità di pescatori. Tra i punti più pruriginosi, come accennato, si segnala il dibattito sui giorni di pesca nel Mediterraneo occidentale.
Secondo Luis Planas, ministro spagnolo, i negoziati sono stati “tra i più complessi, difficili e intricati” della sua carriera. Fabrice Loher, controparte francese, è stato più solenne: “Era in gioco il futuro stesso della pesca nel Mediterraneo”. Ma com’è andata, dunque?
Spagna, Francia e Italia hanno fatto fronte comune contro la proposta iniziale della Commissione europea, che era di una riduzione del 79 per cento dei giorni di pesca entro il 2025. I numeri finali sono più rilassati: gli sforzi dei pescherecci a strascico spagnoli e francesi saranno ridotti del 66%, quelli italiani del 38%. E non è tutto.
Il nuovo accordo, infatti, ha introdotto alcuni meccanismi di compensazione che consentirebbero di mantenere i livelli di pesca del 2024 a patto che vengano seguite determinate misure di gestione, come il miglioramento della dimensione delle maglie, le chiusure stagionali e gli attrezzi da pesca selettivi. Spagna e Italia hanno fatto giurin giurello: avrebbero fatto così e mantenuto i livelli di pesca del 2024. Staremo a vedere.