Il marchio di gelati Ben & Jerry’s accusa Unilever di aver censurato il suo post contro Donald Trump

Nuovo capitolo delle controversie tra Ben & Jerry's e la sua azienda madre Unilever: l'accusa di censura finisce in tribunale

Il marchio di gelati Ben & Jerry’s accusa Unilever di aver censurato il suo post contro Donald Trump

Il famoso produttore di gelati statunitense Ben & Jerry’s non perde il vizio, e scatena di nuovo polemiche. Un paio di anni fa ha rischiato un boicottaggio in stile Bud Light per aver sfruttato -sacrilegio- l’occasione della festa del 4 luglio per sostenere la propria posizione sulle “terre indigene rubate”, da restituire ai nativi.

Ben & Jerry’s: capo dei nativi chiede di restituire la “terra indigena rubata” su cui sorge l’azienda Ben & Jerry’s: capo dei nativi chiede di restituire la “terra indigena rubata” su cui sorge l’azienda

Ora il suo attivismo lo sta portando allo scontro con la sua azienda madre, Unilever, accusandola di censura per aver impedito la diffusione di un post su Donald Trump, e di non aver rispettato l’impegno di donare 25 milioni di dollari a gruppi di sostegno dei diritti umani e per la causa palestinese.

Attivismo e censura

Gelato Ben & Jerry's

L’attivismo e la voglia, non certo compatibile con la comunicazione corporate, di voler dire la propria sulle questioni sociali più scottanti hanno sempre fatto parte dello spirito dell’azienda fondata nel 1978 da Ben Cohen e Jerry Greenfield in una stazione di servizio, e acquistata nel 2000 da Unilever per poter avviare l’esportazione mondiale dei propri gelati, e l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca non era un’occasione da lasciarsi sfuggire.

Ben & Jerry’s come Bud Light: boicottaggio dopo il tweet sulle “terre indigene rubate” Ben & Jerry’s come Bud Light: boicottaggio dopo il tweet sulle “terre indigene rubate”

B&J aveva preparato un post in cui affrontava temi come aborto, cambiamento climatico, salari minimi, assistenza sanitaria, su cui Peter ter Kulve, presidente della divisione gelati di Unilever ha messo il veto, in quanto menzionava direttamente Donald Trump. La risposta di Ben & Jerry’s non si è fatta aspettare: “secondo il signor ter Kulvem nonostante anni di attivismo sociale -e anni di discussione delle politiche dell’amministrazione Trump, nello specifico- criticare Trump è ora troppo taboo per un marchio sinonimo di Pace, Amore e Gelato”, così si legge nella causa.

Ben & Jerry’s e la causa palestinese

La querelle su Trump è solo l’ultimo esempio delle tensioni con un Unilever, che nascono soprattutto dal supporto di Ben & Jerry’s per la causa palestinese. Si è iniziato nel 2021 quando il produttore di gelati con sede nel Vermont decise di ritirare la distribuzione dalla Cisgiordania, ritenendo l’occupazione israeliana di quei territori non compatibile coi propri valori, causando la fuoriuscita di qualche investitore e la causa intentata verso Unilever quando questa ha continuato la vendita tramite dei concessionari.

Ne è scaturito un accordo che prevedeva il rispetto dell’indipendenza del consiglio di amministrazione e il suo slancio sociale, e il pagamento di 5 milioni di dollari per il sostegno dei diritti umani palestinesi e di altri 20 milioni in dieci anni per supportare i produttori di mandorle locali, pagamento a cui ter Kulve si sta opponendo. La multinazionale con sede a Londra e titolare di marchi come Algida, Calvé, Knorr e Grom ha annunciato nel 2024 di voler scorporare il settore gelati, ritenuto troppo volatile e con margini in diminuzione, e queste controversie con Ben & Jerry’s non aiuteranno certo l’operazione.