Da quando l’offerta gastronomica ha posto maggiore attenzione sulla prossimità degli ingredienti, e le tecniche di lavorazione delle proteine animali come cottura alla brace e frollature si sono poste al centro dell’attenzione nelle cucine, la selvaggina è visibilmente tornata in auge. Una tendenza che è stata intercettata a tempo debito da Fondazione UNA – Uomo, Natura, Ambiente che, in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, SIMeVeP, ha avviato il progetto “Selvatici e Buoni”, con l’obiettivo di redigere un manuale operativo che permetta a tutti gli attori coinvolti di attingere a una guida sintetica e competente, portandoli a un corretto utilizzo delle risorse faunistiche, educandoli sulle caratteristiche igienico-sanitarie da rispettare nel trattamento delle carni selvatiche e guidandoli verso la valorizzazione e la promozione del prodotto finale sul territorio, ed è stato presentato in questi giorni alla Camera dei Deputati.
Il progetto
Il manuale presentato in questi giorni è il culmine di un lavoro iniziato nel 2017, con una fase pilota durata fino al 2019 che ha messo al centro il territorio di Bergamo, e ha visto l’organizzazione di attività di ricerca e analisi delle carni condotte da veterinari specializzati, nonché incontri di formazione e workshop rivolti a cacciatori, operatori della filiera di lavorazione, esperti del settore e ristoratori, finalizzati ad espandere la conoscenza sulle migliori modalità di trattamento delle carni selvatiche.
Il presidente di Fondazione UNA, Maurizio Zipponi, approfondisce: “Per la stesura del manuale, abbiamo riunito attori di mondi diversi al fine di far confluire in uno strumento univoco i risultati di un tavolo di lavoro iniziato già da tempo. Lo scopo del progetto Selvatici e Buoni non è solamente quello di instaurare un circolo virtuoso tra i soggetti coinvolti, ma anche quello di delineare un processo che consenta la creazione di una filiera di carni selvatiche controllata, legale e sicura dal punto di vista igienico-sanitario, in grado di garantire uno sviluppo sostenibile e un ritorno sociale, economico e occupazionale per i piccoli borghi e le comunità alpine e appenniniche”.
Silvio Barbero, Vicepresidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha aggiunto che “Le carni degli ungulati selvatici a vita libera sono un alimento biologico per eccellenza, caratterizzato da un basso apporto di grassi e un elevato tenore proteico. Per questo motivo, tra i principali obiettivi del progetto Selvatici e Buoni c’è quello di promuovere percorsi di formazione multidisciplinari volti ad accrescere le competenze degli attori coinvolti lungo la filiera delle carni selvatiche. Infatti, una corretta gestione della filiera è fondamentale per garantire le proprietà organolettiche e nutrizionali che contraddistinguono questa materia prima”.
La presentazione
Durante la presentazione ufficiale del manuale, tenutasi presso la Sala stampa della Camera dei Deputati, sono intervenuti, in rappresentanza della Commissione Agricoltura, l’On. Stefano Vaccari, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati e l’On. Raffaele Nevi, Segretario Commissione Agricoltura Camera dei Deputati.
“Il manuale ‘Selvatici e buoni’ (…) non offre solo utili indicazioni per la valorizzazione di questo tipo di carni e dei territori di provenienza ma è anche l’indicazione di un metodo che andrebbe perseguito per tutte le carni ed in generale per tutta la filiera del cibo al fine di garantire salute, sicurezza e sostenibilità ambientale. – ha dichiarato l’On. Vaccari – L’affermazione di questi percorsi gastronomici sarebbe la vera chiave di svolta per un Paese che detiene il primato delle eccellenze e della qualità delle produzioni”.
“Questo manuale rappresenta un grande contributo anche per aumentare la consapevolezza dei decisori politici sul tema della organizzazione della filiera dei selvatici. – ha affermato l’On. Nevi – Potremmo risolvere dei problemi, far emergere del gettito, sviluppare economia, creare occupazione e aumentare la sicurezza sanitaria del cibo somministrato sia attraverso la ristorazione che attraverso altri canali. Per questo ringraziamo la Fondazione Una che ancora una volta mette in campo una importante iniziativa culturale.”