La Corea del Sud ha deciso di aiutare l’Italia nella sua battaglia contro il granchio blu. Come? Beh, semplicemente offrendosi di acquistarlo. Mentre qui da noi ormai tutti gli chef si affannano a piazzare il granchio blu su qualsiasi portata gli venga in mente (recentemente lo ha fatto anche Alessandro Borghese, preceduto dall’ineluttabile pizza con granchio blu di Sorbillo e anche da un improbabile tiramisù al granchio blu), ecco che le autorità della Corea del Sud hanno dichiarato che sono pronte ad acquistare ingenti quantitativi di tali cerulei crostacei. A scopo culinario, si intende.
Dalla Corea del Sud un’ancora di salvataggio contro il granchio blu
La notizia arriva da Cristiano Corazzari, assessore regionale per la Pesca del Veneto. A quanto pare Corazzari ha incontrato a Milano Kang Hyung Shik, il console sudcoreano. Secondo quanto riferito, è stata proprio la Corea del Sud a proporsi per prima per risolvere questo problema.
Le autorità sudcoreane sono venute a sapere della questione granchio blu dai mass media. Così, nei giorni scorsi, il consolato ha deciso di contattare le preposte autorità venete visto che qui l’invasione del granchio blu è particolarmente grave. Da lì è nata l’idea di organizzare un incontro preliminare per cominciare a vagliare l’ipotesi di uno scambio commerciale proficuo per entrambe le parti.
Per l’Italia perché così ci sbarazziamo di tutti questi granchi blu che continuiamo a pescare, per la Corea perché lì è un ingrediente noto e usato da tempo. L’assessore veneto ha spiegato che in Corea il granchi blu è considerato una prelibatezza molto ricercata.
Al momento la Regione si è offerta di fare da tramite, ma toccherà poi ai pescatori e alle varie aziende del settore stipulare gli accordi con gli acquirenti. Effettivamente ci sarebbero margini per una trattativa del genere: solo in Veneto vengono pescati qualcosa come 150 quintali di prodotto al giorno.
Corazzari ha poi aggiunto che daranno al consolato sudcoreano una lista delle organizzazioni dei produttori e i contatti diretti con il distretto della pesca delle province di Venezia e di Rovigo, in modo da imbastire i primi contatti commerciali.
A quanto pare, poi, al governatore Zaia tale iniziativa è piaciuta parecchio. Non solo permette al Veneto di disfarsi di tutto quel granchio blu, ma consente anche di sostenere il mercato e un’economia che aiuti i pescatori ad avere un minimo guadagno per la vendita di questo prodotto che sta danneggiano le loro attività. Tuttavia avverte: esportare il granchio blu non può certo essere la soluzione a questa invasione.