L’idea di un crostaceo di dimensioni tutto sommato modeste come predatore all’apice della catena alimentare potrebbe sembrarvi un po’ assurda, ma si tratta di fatto della storia del granchio blu. Si tratta fondamentalmente di una specie alloctona che, secondo quanto ricostruito dalle autorità scientifiche, avrebbe fatto il suo ingresso nelle lagune del Mare Adriatico negli anni ’80 attraverso le acque di zavorra di navi provenienti dall’Atlantico. Nel corso degli ultimi anni la popolazione adriatica si è fatta particolarmente popolosa e aggressiva e, forte del fatto che non esiste un antagonista naturale nel contesto in questione, è arrivato a rappresentare una seria minaccia per molte specie locali – dalla vongole al novellame agli altri pesci e crostacei. L’Emilia Romagna ha deciso di correre ai ripari.
Granchio blu da pericolo a opportunità: l’idea dell’Emilia Romagna
Tra le soluzioni più interessanti per risolvere il problema costituito dalla massiccia presenza del granchio blu nelle acque del Mare Adriatico (anche se è bene notare che, più recentemente, la specie è stata avvistata anche sul versante tirrenico), l’Emilia Romagna starebbe valutando l’autorizzazione al prelievo per autodifesa tramite le opportune modifiche alle concessioni demaniali. L’idea, in altre parole, è quella di tutelare il settore della pesca locale permettendo agli acquacoltori l’autodifesa e quindi il prelievo, anche (e soprattutto, ci viene da pensare) per fine commerciali nelle aree che hanno in concessione.
Il nome del progetto effettivamente presentato dal settore regionale di pesca e acquacoltura, d’altronde, è già tutto un programma – BlueFood, o “cibo blu” tanto per intenderci. Il progetto, stando a quanto lasciato trapelare, è di fatto inserito nel contesto del Programma Interreg Euro-Med e avrebbe già superato il primo passo di verifica necessario a ottenere la definitiva approvazione. In termini semplici, l’idea di BlueFood è quella di puntare sulla possibilità di sfruttamento e utilizzo commerciale e alimentare del granchio blu – già commercializzato con il nome di Granchio Reale, a dire il vero – andando, contemporaneamente, anche a pubblicizzarne l’esistenza, le problematiche e le potenzialità.
In definitiva, l’intenzione dell‘Emilia Romagna è quella di promuovere un’azione presso il Governo nazionale ed europeo per individuare altre potenziali soluzioni di contrasto al granchio blu, evitando che la specie sia classificata come “invasiva” pur riconoscendola comunque come specie “dannosa”; e mirando infine a ottenere il riconoscimento come specie di interesse commerciale attraverso l’inserimento nell’elenco approvato con Decreto Ministeriale che regola la materia. Insomma, non ci sono antagonisti naturali? Non c’è problema – è un ruolo che, se necessario, possiamo giocare noi stessi.