Ancora glifosato: mai diserbante/pesticida fu più controverso. Questa volta tocca a uno studio pubblicato su Science che sostiene che il glifosato danneggia le api selvatiche.
Ma come, direte voi, se anche l’European Chemicals Agency adesso lo approva! Eh, no, l’European Chemicals Agency ha solo detto che non è cancerogeno (confermando così la posizione dell’UE), mica che non è dannoso per l’ambiente o gli animali.
Lo studio ha svelato che il glifosato danneggia la capacità dei bombi di mantenere le colonie di api alla giusta temperatura. Il che vuol dire avere un impatto enome sulla capacità dello sciame di produrre la prossima generazione di api.
Il danno osservato si è verificato quando gli sciami non avevano abbastanza cibo da mangiare, cosa comune nelle zone agricole dove il glifosato stermina tutti i fiori di campo. Lo studio in questione ha spiegato che le api sono in grado di aumentare la propria temperatura corporea per incubare le covate, cosa che consuma tanta energia quanto il volare.
Così i ricercatori hanno suddiviso 15 colonie a metà: una parte era esposta al glifosato (a un quantitativo analogo a quello presente nei campi trattati con questo pesticida), mentre una metà no. Si è costì visto che le api esposte al glifosato sono riuscire a mantenere la temperatura dell’alveare al di sopra dei 28°C per il 25% di tempo in meno rispetto alle api non esposte.
Se questi dati non vi dicono niente, sappiate che la temperatura ideale per lo sviluppo di una covata è di 30-35°C. Al di sotto dei 28°C, lo sviluppo si ferma e a 25°C sopravvive solamente il 17% delle larve.
Non è ancora ben chiaro come il glifosato interferisca con la capacità delle api di mantenere la temperatura dell’alveare, ma si sa già che danneggia il microbioma delle api e dei bombi. Così facendo, i bombi devono dedicare più tempo a nutrirsi, sottraendolo al tempo necessario a riscaldare il nido.