Le scorte di riso del Giappone sono scese al livello più basso mai registrato di questo secolo. Quel che è particolare, però, è che a differenza di altri casi simili a questo – pensiamo al cacao su tutti – la matrice climatica non è la responsabile. Non l’unica, perlomeno.
Numeri alla mano, le scorte di riso del Paese dal Sol Levante ammontano a un totale di 1,56 milioni di tonnellate, in calo del 20% su base annua. Le autorità nazionali, nel commentare il problema, hanno individuato due direttrici di responsabilità: il clima avverso (ehi, ve l’avevamo detto: non l’unica!) e il boom turistico. Troppe bocche da sfamare, in altre parole.
Meno riso disponibile, più pance da riempire
Il ministero dell’Agricoltura si è premurato di sottolineare come il Paese non si trovi (ancora) in una situazione di scarsità, ma d’altro canto i dati parlano chiaro – c’è decisamente meno riso del solito. I motivi, come accennato, sono il calo produttivo determinato “dalle alte temperature”, dalla forte siccità e “l’aumento delle domanda da parte dei turisti stranieri”. E vien da sé che, con meno riso disponibile e più pance da riempire, i prezzi abbiano preso a lievitare.
Secondo quanto lasciato trapelare dai media locali il prezzo di scambio del riso ha toccato il livello più alto degli ultimi 30 anni, con diversi supermercati che avrebbero già adottato strategie per limitare la mole degli acquisti e i grossisti che lamentano magazzini sempre più vuoti. Ma davvero c’entrano i turisti?
Beh, sì. Hiroshi Itakura, funzionario del ministero dell’Agricoltura, ha sottolineato come la domanda di riso interna sia costantemente diminuita nel corso degli ultimi anni. Vale poi la pena notare che, nel contesto della nota crisi demografica che attanaglia il Giappone, i prezzi relativamente bassi del riso hanno scoraggiato le leve più giovani a intraprendere carriere in ambito agricolo. I numeri, però, indicano un’inversione di tendenza innescata da forze esterne.
Nel periodo compreso tra giugno 2023 e luglio 2024 la domanda di riso è salita a 7 milioni di tonnellate complessive, in aumento di 100 mila tonnellate rispetto all’anno precedente. Si tratta, curiosamente, del primo aumento registrato negli ultimi dieci anni.
Nello stesso periodo i turisti stranieri sono più che raddoppiati rispetto all’anno precedente: nella sola prima metà del 2024 il Giappone ha già accolto 17,78 milioni di turisti, un milione in più rispetto ai livelli pre-pandemici. Numeri ancora relativamente piccoli, sì, ma abbastanza importanti da innescare un’inversione di tendenza, come abbiamo visto: più bocche da sfamare, meno riso per farlo.