Facciamo un piccolo riassunto per chi si era seduto in fondo – si stima che, negli ultimi trent’anni, la popolazione europea di anguilla sia diminuita addirittura del 90%. Il primo indiziato, naturalmente, è l’uomo e tutte le declinazioni del suo agire – dalla costruzione di sbarramenti nei fiumi che di fatto impediscono il corretto svolgimento del ciclo riproduttivo all’inquinamento delle acque, e passando infine anche per la pesca illecita.
La situazione è abbastanza seria da avere mosso anche i grandi chef e associazioni come il World Culinary Council di Relais & Chateaux, che in più occasioni hanno invitato a escludere l’anguilla dai menu in modo tale da salvaguardare i numeri di una popolazione sempre più esigua. Appelli virtuosi, ma che per una piena efficacia avrebbero bisogno di appoggiarsi sulla più autorevole rocciosità delle istituzioni – istituzioni che proprio nelle ultime ore hanno deciso di introdurre uno stop alla pesca nel Mediterraneo.
Stop alla pesca delle anguille: tutti i dettagli
Si tratta di quanto deciso nella giornata di ieri, lunedì 8 gennaio, nella riunione della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (GFCM) dell’Onu, durante la quale è stata presa in esame l’attuale situazione dell’anguilla con l’intenzione di valutare le migliori opzioni per la tutela della specie.
È bene notare che il divieto a cui abbiamo accennato nelle righe precedenti è di fatto di natura totale, e deve essere inteso come valido da chi pesca l’anguilla come hobby a chi, invece, lo fa come parte del proprio mestiere. A tal proposito la commissione ha pertanto deciso di introdurre, in concomitanza con il divieto, una rete di monitoraggio con lo scopo di assicurarne il rispetto.
Stando a quanto illustrato – tra le altre cose – dalla GFCM, nel corso del 2020 il flusso di migrazione tradizionale, che porta le anguille dal Mar dei Sargassi fino al Mediterraneo e al Nord Europa, ha visto il più piccolo numero di pesci di sempre. Nei due anni successivi le autorità comunitarie si sono dunque occupate di analizzare il fenomeno, individuando nei cambiamenti climatici, nella perdita di ambienti abitativi, nell’inquinamento e nella pesca intensiva i principali sospetti.
Scendendo più nei particolari, il rapporto ha identificato le lagune come habitat cruciale per le anguille nel Mar Mediterraneo – ambienti notoriamente compromessi dall’azione combinata dei cambiamenti climatici, della pressione delle attività di pesca e dell’inquinamento.
Il piano proposto è dunque quello di introdurre una chiusura di sei mesi alla pesa delle anguille e uno stop totale alla pesca per hobby. “Un altro passo previsto è proseguire il monitoraggio coinvolgendo i pescatori e gli scienziati in tutto il Mediterraneo” ha spiegato Elisabetta Betulla Morello, una dei dirigenti della GFCM. “La cooperazione è essenziale per identificare e implementare misure adeguate, non solo per gestire la pesca ma anche per proteggere l’ambiente e l’organizzazione socio-economica che gira intorno a questa specie”.