La sfera di cristallo, com’è ovvio, non ce l’ha nessuno. Per intuire gli attuali connotati del mondo del vino, però, non è certo necessario essere mago Merlino: consumi strozzati anche e soprattutto da un potere di acquisto sempre più striminzito, rapporti in profondo rosso e rese sempre più compromesse dalla variabile climatica.
Tendenze generali, che di fatto vanno ad accompagnarsi a un altrettanto diffuso cambiamento delle abitudini dei consumatori. Premiati i vini più freschi e briosi, scendono in secondo piano i rossi di corpo pieno, cominciano a brillare le versioni dealcolate. Insomma: se è vero che i connotati attuali sono più o meno nitidi, le tante variabili in gioco restituiscono un quadro in pieno processo di mutazione. Come sarà, dunque, il futuro del vino?
Produzione, consumi ed esportazioni nei prossimi dieci anni
A fornirci una risposta più o meno esaustiva è la Commissione europea, con l’ultimo rapporto sulle prospettive agricole del Vecchio Continente. Il documento offre le proiezioni di mercato per l’agricoltura – mondo del vino doverosamente compreso – fino al 2035, e racconta di consumi in contrazione dell’1% l’anno dal 2024 al 2035, con diminuzioni in Paesi di grande consumo – Francia e Germania – e crescite più modeste in Paesi dai volumi più piccoli, come Polonia e Svezia. E il resto?
Segno in rosso ance per le esportazioni, che a oggi vedono finire all’estero il 20% del vino europeo: le previsioni sono di un calo del -1,2% all’anno nell’arco temporale preso in esame; mentre le importazioni di etichette extraeuropee sono al contempo previste a -2,7% all’anno.
La produzione, l’avrete intuito, non se la passa meglio. Al momento le proiezioni raccontano di uno 0,7% all’anno in meno che porterebbe, alle vendemmia 2035, a una mole produttiva di 140 milioni di ettolitri. Vale tuttavia la pena sottolineare che, anche e soprattutto in questo ultimo caso, ci sono in gioco variabili piuttosto imprevedibili, clima su tutte.
Dicevamo: il mondo del vino attualmente presenta quel corpo un po’ dinoccolato, tutto gomiti e goffaggine, tipico di chi sta attraversando un periodo di rapido e radicale cambiamento. E al di là della variabile climatica, di cui abbiamo sottolineato la naturale imprevedibilità, c’è anche da valutare l’impatto di innovazioni come il dealcolato: una volta svanita la patina della novità, riusciranno questi vini a offrirsi come ponte tra i consumatori appassionati di vino ma allontanati dall’alcol? E in ogni caso – siamo certi che il vino dealcolato sia salutare?