Il fruttosio è tra i principali indiziati quando si parla di obesità e altre condizioni di salute (almeno in parte) legate alla cattiva alimentazione come il diabete o il fegato grasso – e fin qua nulla di nuovo, direte voi: tanto per fare un esempio, il legame tra quest’ultima malattia e il monosaccaride in questione fu documentata già circa tre anni fa. Sfogliando le pagine di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Philosophical Transactions è tuttavia possibile imbattersi in nuove e interessanti scoperte sul legame tra l’assunzione di fruttosio e il nostro metabolismo: stando a quanto stabilito dal gruppo di studiosi e autori della ricerca, infatti, il fruttosio sarebbe in grado di attivare una sorta di “interruttore di sopravvivenza” che stimola il corpo a immagazzinare “carburante” in previsione di un periodo di magra – un meccanismo sovente osservato negli animali in letargo.
Fruttosio e animali in letargo: i risultati dello studio
Vien da sé che, “innescata” questa particolare risposta metabolica, mettere su peso diventa fin troppo semplice. “Il nostro studio è una revisione approfondita su un’ipotesi che pone la natura al centro dell’aumento di peso, esaminando come il fruttosio, a differenza di altri nutrienti, sia in grado di ridurre l’energia attiva” ha spiegato a tal proposito l’autore principale dello studio, il dott. Richard Johnson, professore presso l’Università di Scuola di Medicina del Colorado.
“Questo lavoro mette insieme in un unico punto l’argomento completo su come un particolare carboidrato, il fruttosio, potrebbe avere un ruolo centrale nel provocare l’obesità e il diabete“. Per giungere alla loro conclusione il gruppo di studio ha preso in esame una grande quantità di lavori (la letteratura sull’argomento, come abbiamo accennato in apertura di articolo, è davvero vasta e precisa) con l’obiettivo di individuare la funzione precisa giocata dal fruttosio nello sviluppo dell’obesità.
La lente di ingrandimento si è fermata, come anticipato, su di un particolare “interruttore”: il fruttosio è in grado di stimolare un aumento dell’assunzione di cibo e al contempo abbassa il livello del metabolismo energetico a riposo – un po’ come farebbe un animale che si prepara ad affrontare il letargo, per l’appunto. “Per capire come il fruttosio provoca questo switch dentro di noi possiamo pensare ai nostri antenati, o ai mammiferi che passano l’inverno in letargo” ha commentato ancora Johnson.
Le conclusioni tratte dallo studio non finiscono qui – gli autori hanno sottolineato come l’assunzione di fruttosio possa anche portare a sviluppare una resistenza all’insulina, aumentare la pressione sanguigna, provocare la malattia del fegato grasso, incrementare il rischio di cancro, malattie legate alla gravidanza e altri disturbi di matrice neurologica.