L’ultima volta, parlando di durian –frutto cremoso e saporito tipico del sudest asiatico– non siamo stati teneri con il suo essere una fonte –pregiata– di cattivo odore.
“Olezza di morte e apocalisse”, avevamo scritto.
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Qualunque turista italiano che, colpito dalla sindrome compulsiva da shopping, abbia avuto l’ardire di comprarne uno, può confermare. A Singapore sui mezzi del trasporto pubblico, per via dell’odore nauseabondo, è proibito trasportarlo. Tanto per dire.
Ma guardare il mondo solo dal proprio punto di vista è quasi sempre sbagliato.
In un centro commerciale indonesiano, per esempio, è iniziata la vendita di una sorta di durian di lusso, un esemplare raro chiamato “J-Queen”, che cresce sugli alberi ogni tre anni. Il prezzo si è fatto notare, per così dire: 14 milioni di rupie, circa 875 euro. E questo, per dare un parametro, nonostante lo stipendio mensile in Indonesia sia in media di circa 160 euro.
Possibile?
Sì, perché –incredibile ma vero- a quelle latitudini il durian conta un’infinità di fan che senza farsi sopraffare dall’odore riescono ad aprirlo, spinarlo e godere della polpa che si dice deliziosa.
I giornali locali raccontano di un epocale successo social, con foto e video copiosamente condivisi sul web, e di almeno due esemplari già venduti.
Ma il lancio degli sculturei durian “J-Queen” puzza (ops!) di marketing secondo i contadini di Giava, che non conoscono la miracolosa varietà –ideata da un giovane studente indonesiano incrociando, sembra, due varietà superiori– e contestano il prezzo esagerato.
Come dar loro torto, considerato che Montong e Kumbokarno, le due migliori varietà di durian conosciute finora, costano al massimo 200 mila rupie, cioè 12 euro.
[Crediti | The Guardian]