Il discorso di Francesco Lollobrigida che non riusciamo a capire (nonostante lo scappellamento a destra)

Dai conservatori ai regimi comunisti, passando per il paradiso e l'utopia: l'ultimo discorso di Francesco Lollobrigida ci ha affascinato.

Il discorso di Francesco Lollobrigida che non riusciamo a capire (nonostante lo scappellamento a destra)

Chi l’avrebbe mai detto che a consolarci da quella amara sensazione tipica di quando si perde un treno avremmo avuto una giornata piena di sorprese? Da una parte Ettore Prandini, numero uno di Coldiretti che festeggia con una scazzottata davanti al Parlamento; dall’altra il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che celebra l’ufficialità del pollice in giù alla carne coltivata con un discorso così riccamente condito da rivelarsi un mappazzone retorico.

Ma prima dell’analisi del testo, qualche puntino sulle i: l’ormai celebre ddl che andrebbe a vietare “la produzione e l’immissione sul mercato” della carne coltivata ha, come accennato, ottenuto il via libera definitivo della Camera. È tuttavia bene notare che sulla legge gravano i dubbi degli uffici del Quirinale che all’orizzonte già avvistano i rischi di una proceduta d’infrazione da parte dell’Unione europea: che la nervosità (o la confusione) dei nostri paladini della sovranità alimentare derivi proprio da questo potenziale scivolone?

Francesco Lollobrigida: no alla carne coltivata, sì alle insalate di parole

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“Il conservatore è colui che non rifiuta l’innovazione” spiega Francesco Lollobrigida in Parlamento “ma sa agganciarla a valori perenni e metastorici che gli permettono di non buttare il bambino con l’acqua sporca come qualcuno dice”. Una piccola pausa a mascella bloccata, lo sguardo che vaga verso gli appunti.

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Poi il Lollo riparte in quarta: “E che non ti mette in condizione di guardare al futuro con una visione utopistica e paradisiaca, che ha fatto scoprire a tanti che vedevano in questi modelli che quel paradiso che si preannunciava magari corrispondeva a situazioni infernali, come, per esempio tutti quelli che per anni, immaginando il paradiso delle utopie della sinistra si sono trovati ancorati a regimi dittatoriali di Paesi che all’epoca avevano un nome ben definito, che erano regimi comunisti”.

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Non so voi, ma noi alla fine eravamo talmente confusi che a una certa ci aspettavamo di sentire anche un paio di frasi sui Marò. Forse l’idea di Francesco Lollobrigida, più semplicemente, era quella di annegare in un discorso stile supercazzola (come ha fatto notare nelle sue stories anche Selvaggia Lucarelli) i dissidi sul ddl con cui il Governo ha voluto affossare un comparto – quello della carne coltivata, per l’appunto – fatto di start up e di ricercatori, che magari con la giusta dose di lungimiranza potevano anche contribuire al cambiamento e, perché no, anche fregiarsi di quel Made in Italy tanto caro a certi ambienti. In tutto questo, il comunismo e il paradiso però proprio non sappiamo come interpretarli.