A Bologna il cibo è una cosa seria. E in questo caso non ci riferiamo alla ricca tradizione gastronomica della Grassa, decantata e apprezzata in ogni angolo del mondo, ma alla recente approvazione dell’introduzione di un diritto fondamentale dell’essere umano: quello a un’alimentazione sana e adeguata. La Conferenza metropolitana ha approvato l’inserimento dello ius cibi, che andrà a modificare lo statuto comunale riconoscendo a ogni persona, a prescindere dal suo status socio-economico, il diritto di alimentarsi in modo appropriato.
Il diritto al cibo come sostentamento e cultura
Ius scholae o ius soli sono espressioni familiari, ma molto meno discusso è il tema dello ius cibi, seppur il diritto di accedere in modo corretto al cibo sia fondamentale. Ci pensa il Comune di Bologna a (ri)accendere i riflettori sul tema, approvando la modifica proposta dal Consiglio comunale per l’articolo 1 dello statuto. Lo scorso dicembre il progetto era stato votato all’unanimità dal Consiglio, per poi entrare a far parte dei principi generali del primo articolo dello statuto, proprio a indicare l’importanza di questo diritto.
L’approvazione dello ius cibi è un importante tassello formale che rientra in una più ampia iniziativa in tal senso, in cui si ascrivono progetti come la Politica alimentare urbana e metropolitana (PAUM) e il Tavolo per la democrazia alimentare, a cui hanno aderito varie realtà. L’obiettivo finale è sottolineare l’essenzialità di un diritto in termini non solo salutari, ma anche culturali. Il testo riconosce infatti lo ius soli come il diritto all’accesso “a un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente adeguata, sicura e culturalmente appropriata, permanente e senza restrizioni, sia direttamente che tramite mezzi economici, indipendentemente dallo stato socio-economico o dall’origine etnica e seguendo criteri di equità economica e sostenibilità ambientale”.