Il coronavirus ferma il trend della riduzione nel consumo di carne: secondo uno studio della società di ricerche di mercato Mintel le persone che hanno smesso di mangiare carne nel 2020 sono molte di meno rispetto agli anni passati, e così quelle che ne hanno ridotto significativamente il consumo. Vegetariani e flexitarian sono stati in continua crescita nell’ultimo periodo, ma la pandemia sembra aver messo uno stop a questa tendenza. Anche se, secondo la ricerca, l’alt è solo temporaneo: quando in un modo o nell’altro l’industria del food si riprenderà dalla pandemia, il trend di lungo periodo tornerà sui suoi binari.
La ricerca Mintel, che ha avuto per oggetto il mercato inglese, riporta che nel 2019 il numero di persone che limitava attivamente il consumo di carne era del 51%, mentre nel 2020 è sceso al 41%. Mentre per effetto del maggior consumo di pasti in casa, sono aumentate le vendite di carne rossa (+ 18%), pancetta (+ 18%), salsicce (+ 20%) e hamburger (+ 26%). Ma non è solo una questione di canali d’acquisto, c’è anche un fattore psicologico: la maggior parte dei consumatori afferma di considerare la carne un comfort food, e in questo anno di conforto c’è stato bisogno.
La pandemia quindi da un lato ha dato un colpo all’industria della carne, dato che il virus si diffondeva negli stabilimenti di macellazione e trasformazione, dall’altro sembra aver aiutato il settore. Ma è, concludono gli analisti, un dato illusorio e temporaneo: man mano che la percezione dell’emergenza passa, torneranno a galla i motivi che hanno portato molti a diventare vegetariani o flexitariani. E cioè la tendenza a consumare prodotti sostenibili da un punto di vista etico, ambientale e della salute.
[Fonte: Mintel]