Dal Brasile riceviamo nuove informazioni sulla correlazione tra il consumo di cibo ultra processato e la morte prematura. Nulla di troppo nuovo sotto il sole: di ricerche che dimostrano risultati simili negli anni se ne sono succedute innumerevoli. Ma a differenza delle precedenti, che analizzavano malattie specifiche (come cancro, depressione e diabete), questo studio prende in esame le morti premature provocate da qualsiasi causa, sempre comunque collegate al consumo dei prodotti incriminati.
Questione di calorie
Inutile negarlo: gli alimenti ultra processati fanno parte della dieta di ognuno di noi. Dai biscotti per la colazione al pane confezionato, in molti Paesi del mondo – tra cui l’Italia – le condizioni economiche e i ritmi della vita quotidiana rendono difficile sfuggire da questi cibi non esattamente salutari.
Alla pletora di studi già conclusi sulla questione se ne aggiunge un altro, recente, a firma brasiliana. Si tratta di una ricerca pubblicata sull’American Journal of Preventive Medicine; a distinguerla dalle altre analisi del passato, il fatto che qui si tenga conto delle morti premature (ovvero avvenute a un’età compresa fra i 30 e i 69 anni) causate da qualsiasi motivazione – ma comunque sempre collegate a quel pacco di patatine di troppo.
Lo studio si focalizza su otto Paesi in particolare, con un consumo di cibi ultra processati relativamente basso (Colombia e Brasile), medio (Cile e Messico) ed elevato (Australia, Canada, Regno Unito e Stati Uniti – e della tematica in terra britannica se n’è parlato in lungo e in largo).
Quindi, quali sono i risultati dello studio (condotto anche da Carlos Augusto Monteiro, lo stesso che dato vita al sistema di classificazione alimentare NOVA)? Alla luce dei dati e delle analisi condotte, il rischio di morte prematura per tutte le cause è associato al consumo di cibi processati in una percentuale che varia tra il 4% (Colombia) e il 14% (USA e UK).
“Le morti premature attribuibili al consumo di alimenti ultra processati aumentano notevolmente in base alla percentuale nell’apporto totale di energia di ciascun individuo”, conclude il team di ricerca. Attenzione, quindi, alla quantità di calorie ultra processate che atterra nel vostro organismo.