La moratoria sulla caccia alle balene è entrata ufficialmente in vigore quasi quarant’anni fa, nel 1986, fortemente voluta dalla Commissione Baleniera Internazionale (IWC – International Whaling Commission), organismo nato nel 1946 e di cui fanno parte quasi tutti gli stati affacciati sul mare con l’esclusione di alcune nazioni africane e del sud est-asiatico, e la Norvegia vi ha aderito nel 1960.
Nonostante il lavoro dell’IWC e le proteste degli ambientalisti, proprio il ministro della Pesca e degli Oceani norvegese, Marianne Siversten Næss ha stabilito l’aumento delle quote di caccia, portando il limite a 1.406 balenottere minori per il 2025, portandolo a 249 esemplari in più rispetto al 2024.
Le ragioni del ministro
In una nota diffusa dal ministero norvegese, vengono spiegate le ragioni dell’aumento: “la caccia alle balene norvegese è sostenibile, severamente regolamentata e la popolazione di balenottere minori è in ottime condizioni. La Norvegia utilizza metodi di pesca efficienti e rispettosi del benessere degli animali e il grande consumo di pesce delle balene influisce sull’ecosistema. La caccia alle balene contribuisce quindi all’equilibrio nell’oceano. Per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite, dobbiamo anche mangiare più pesce e la caccia alle balene fornisce cibo sano e di provenienza locale”.
Sostenibilità e cibo “local”, quindi. Eppure, dando un’occhiata ai numeri, il consumo di carne di balena nel paese scandinavo non sembra certo in cima alle preferenze alimentari della popolazione, soprattutto tra le nuove generazioni: da una ricerca del 2021 il numero di persone che la consumano abitualmente si è dimezzato, passando da un già misero 4% al 2%, e tra gli under 35 sembra che nessuno mangi carne di balena con una certa frequenza. Dati che non sembrano giustificare l’ostinazione con cui il governo norvegese continua a sostenere la caccia commerciale dei grandi mammiferi marini.
Da parte sua, il ministro Næss spiega così: “ci sono più di 100.000 balenottere minori nell’Atlantico settentrionale. La quota per il 2025 è di 1.406 balenottere minori, un aumento rispetto alla quota dell’anno scorso di 1.157 animali. L’aumento deriva dalla quota inutilizzata degli anni precedenti, che è stata riportata al 2025. La quota è stabilita in base a modelli di calcolo del Comitato scientifico della Commissione baleniera internazionale (IWC). Questi modelli garantiscono una gestione sostenibile della popolazione di balenottere minori”.
Una posizione ritenuta paradossale da molti, condivisa però anche da Islanda e Giappone, quest’ultimo fuori dall’IWC dal 2019.