È venerdì: al posto del solito Negroni, stasera possiamo permetterci di suggerire un cocktail a base di ruta siriaca, loto blu e fluidi corporei? E va bene, dai, aggiungiamo anche un po’ di miele o pappa reale per renderlo più gustoso. Che schifezza, dite? Nell’antico Egitto la pensavano diversamente, soprattutto in epoca tolemaica, quando gli adepti del dio Bes si divertivano a praticare rituali allucinogeni in onore di questa divinità dalle particolari sembianze. Un recente studio pubblicato su Scientific Reports ci svela gli ingredienti della inebriante miscela.
Il culto del dio Bes
A cadenza quasi settimanale, aspettiamo la nuova perla di conoscenza regalataci dalle ricerche scientifiche. Non ci si annoia mai, neanche e soprattutto oggi che leggiamo delle analisi condotte da un gruppo di ricerca delle università di Florida, Trieste e Milano su un particolare tipo di tazza dell’antico Egitto. L’oggetto dell’analisi, parte di una più ampia ricerca sull’alimentazione nell’antico Mediterraneo, è un vaso di Bes, divinità minore venerata nell’antico Egitto e protettrice del sonno, dei bambini e delle donne.
Non avete mai sentito nominare questo dio? Chiudete gli occhi e immaginate un essere nano, che fa la linguaccia e indossa piume di struzzo sul capo; variante più, variante meno, questa era la raffigurazione della simpatica entità. In suo onore, nel sito di Saqqara, furono costruite camere in cui i fedeli si ritrovavano per celebrare rituali allucinogeni volti a proteggere le donne durante la gravidanza o quelle che non riuscivano a concepire. I vasi di Bes erano tazze con la faccia del dio nano da cui, durante le cerimonie, si beveva una miscela finora rimasta imprecisata.
La “ricetta” del cocktail di Bes
Ma lo studio di cui vi parliamo ha finalmente analizzato le tracce rimaste in un esemplare di vaso conservato presso il Tampa Museum of Art, in Florida, scoprendo ingredienti notevoli. I residui rilevati rimandano a elementi botanici, fluidi corporei e liquidi fermentati, che creavano un cocktail delirante. Nello specifico sono state individuate ruta siriaca (Peganum harmala), loto blu (Nymphaea nouchali Burm. f. var. caerulea) e altre piante o fiori del genere Cleome. Questi vegetali sconosciuti ai più hanno proprietà allucinogene capaci di alterare la percezione e indurre visioni.
I fluidi corporei erano di varia natura: latte materno, sangue e liquidi orali o vaginali – insomma, una vera delizia. Questi elementi dimostrano verosimilmente che il cocktail veniva effettivamente bevuto e quindi contaminato, ma è anche possibile che si trattasse di veri e propri ingredienti aggiunti deliberatamente. Ultimo tocco al mix, sostanze fermentate associate a lieviti come il Saccharomyces cerevisiae (leggasi “birra”), miele o pappa reale e semi di sesamo per terminare il tutto.