Sono dati di fatto: i cambiamenti del clima hanno colpito duramente la produzione di frutta italiana, crollata del 27%. Sono numeri che, in soldoni, significano la perdita di un frutto su quattro.
Notizie meste sottolineate dall’analisi “2021, l’anno nero della frutta Made in Italy”, mostrata dalla Coldiretti al Macfrut di Rimini, il più grande salone della frutta e verdura Made in Italy, in programma fino al 9 settembre a Rimini Fiera.
Chiaro che da un’analisi con un nome del genere non ci si poteva aspettare le migliori notizie, ma i dati emergenti sono davvero preoccupanti.
Un inverno insolitamente caldo (ma probabilmente più fresco di quelli che lo seguiranno), una primavera fredda, con diverse gelate, e un’estate spezzata tra periodi di siccità prolungata e piogge torrenziali hanno prima danneggiato le fioriture e poi i frutti con raccolti scesi al minimo da inizio secolo, con un 2021 che è stato segnato da una media di sei eventi climatici estremi al giorno.
La crisi, nella sua natura democratica, ha colpito tutti i prodotti: dalle mele (-12%) alle pere (-69%), dalle susine (-33%) ai kiwi (-29%), dalle albicocche (-37%) alle pesche (-48%) fino alle ciliegie (-20%).
“L’Italia della frutta primeggia in Europa con molte produzioni importanti“, sottolinea Coldiretti. “Per difendere questo patrimonio nazionale dagli effetti dei cambiamenti climatici e tutelare le imprese e le famiglie è strategico promuovere l’applicazione e la diffusione di misure di gestione del rischio“. Una visione che, secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, è attuabile tramite la promozione di “strumenti di gestione del rischio moderni, riguardanti sia la difesa attiva che passiva delle colture e volti a tutelare le imprese e i loro redditi.”