Alla fine ce l’ha fatta: il cioccolato di Modica ha ottenuto la certificazione Igp, Indicazione geografica protetta, che la Comunità europea riserva ai prodotti la cui produzione o trasformazione si svolga in una determinata area geografica.
Era dal 2010 che la specialità del ragusano aspettava il riconoscimento: in passato non era possibile attribuirlo a prodotti ottenuti senza l’impiego di ingredienti tipici di un territorio. Cosa che il cioccolato lavorato a Modica non poteva certo vantare, visto che i suoi ingredienti principali —cioccolato e cannella— provengono da zone diverse del pianeta.
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Negli ultimi anni però la normativa è stata modificata, e l’iter burocratico per ottenere la certificazione europea è potuto iniziare.
Il cioccolato di Modica, racconta la narrazione (no, non ci avrete, “storytelling” non lo scriveremo mai) si rifarebbe a una antica ricetta portata in Sicilia nel XVI dagli Spagnoli, appresa nientemeno che dagli antichi Aztechi; ricetta abbandonata nel corso dei secoli e solo ai nostri giorni riportata agli antichi splendori.
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Al netto della leggenda, in realtà, il cioccolato di Modica deve oggi la sua popolarità all’intuizione e all’intraprendenza di alcuni artigiani e imprenditori siciliani, primo tra tutti Franco Ruta, scomparso nel 2016, proprietario dell’Antica Dolceria Bonajuto, che iniziarono a produrre il cioccolato di Modica agli inizi degli anni ’90.
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In particolare, il processo di lavorazione prevede che il cioccolato sia trattato “ a freddo”, con i semi di cacao lavorati a temperature molto basse, per consentire ai cristalli di zucchero di sciogliersi originando un prodotto finito ruvido, granuloso, diverso da quello tradizionale, subito molto apprezzato dai consumatori, al punto da far nascere, nel 2003, il Consorzio di Tutela.
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Che da oggi, si spera vivamente, farà buon uso del riconoscimento ottenuto, viste le polemiche seguite, nel gennaio 2016, alla vendita sottocosto dello squisito cioccolato in un noto discount.
[Crediti: La Stampa]